“Servono insegnanti bravi. I più bravi d’Italia. Solo così salveremo i giovani del Parco Verde dal loro destino”: dirlo, il 31 agosto, è stata la dirigente scolastica Eugenia Carfora, a capo della scuola superiore ‘Francesco Morano’ del quartiere di Caivano (Napoli), che da anni si batte contro la dispersione scolastica e la criminalità giovanile, andando di persona a riprendersi i ragazzi dalla strada. Le parole arrivano nel giorno della visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Parco Verde, teatro delle orribili violenze di gruppo perpetrate ai danni di ragazzine di 10 e 12 anni,immerse in una situazione di degrado.
Da parte nostra, crediamo che abbia piena ragione la preside coraggiosa Eugenia Carfora quando dice che i docenti più bravi dovrebbero essere collocati nelle scuole frequentate da alunni e studenti “difficili” e ad alto rischio dispersione.
Lo scorso anno avevamo detto, nel corso di una trasmissione radiofonica, che “è troppo facile insegnare ai liceali, dove vi sono tutti studenti normodotati e tendenti all’ottimo dal punto di vista dell’apprendimento: la scuola vera è quella di periferia, quella con ragazzi difficili e anche disabili, quella degli ultimi, alla don Milani per intenderci. La scuola dove con ogni ragazzo bisogna reinventarsi la didattica. Certo, è faticosissimo ma è in quel contesto che si misura l’abilità del docente”, avevamo concluso.
Pensiamo che quel concetto oggi, con l’incremento esponenziale di casi di violenza, a partire da quella contro le donne, debba essere ancora più preso in considerazione.
Semmai, il problema è individuare quali sono gli insegnanti più bravi. Chi potrebbe stabilire se iun insegnante è adatto ad un contesto scolastico particolare? I dirigenti? Gli ispettori? Delle commissioni di esperti? Francamente, è difficile stabilirlo.
Di certo, un insegnante che vale dovrebbe trovare il modo di misurarsi in contesti meno semplici: probabilmente, la soluzione potrebbe essere quella della candidatura spontanea.
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