Categorie: Politica scolastica

I docenti restituiscono ma i dirigenti ministeriali prendono

Una montagna di tesse, la riduzione di molti servizi essenziali, la perdita continua di posti di lavoro, l’aumento vertiginoso della disoccupazione giovanile e la restituzione coatta del dovuto per il personale della scuola, mentre a quasi tutta la “prima fila di palazzo Chigi la busta paga è lievitata come non è accaduto né in altri settori privati, né in quello pubblico.
“Ci sono dirigenti”, sottolinea Bechis, “che grazie a una promozione arrivata sono riusciti a fare lievitare il proprio stipendio negli ultimi due anni del 60 per cento e più. Chi ha perso la funzione e la relativa indennità a tempo, è comunque riuscito a portare a casa un incremento della busta paga del 10%, recuperando più dell’inflazione corrente. La retribuzione fissa di base (due voci) dei dirigenti di prima fascia è passata da 84.962,44 euro a 92.112,57 euro per automatismi contrattuali.
Ma a lievitare in maniera sensibile sono state le retribuzioni di posizione e quelle di risultato, che solo sulla carta sono legate a un’idea di meritocrazia.
“Per tredici dirigenti di prima fascia in questi due anni lo stipendio complessivo è lievitato di più di un terzo di quanto prendevano nel novembre 2011, pochi giorni prima che si insediasse il governo Monti. Se i top manager proprio in quella presidenza del Consiglio che avrebbe dovuto fornire l’esempio a tutti gli altri, hanno festeggiato aumenti di stipendio da record, anche le seconde fasce hanno avuto la loro bella fetta di miglioramento. Si tratta di stipendi più bassi e più uniformati. Ma se due anni fa la gran parte degli emolumenti oscillava fra 73.470,58 e 80.509,40 euro, oggi sono quasi tutti livellati a 88.192,73 euro. Si tratta di aumenti che nel caso peggiore sono del 10,4%, e arrivano per molti anche al 20%. Cose impossibili per qualunque altro italiano”.

Pasquale Almirante

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