“Quando entrano in classe gli insegnanti sono già stanchi: perché in precedenza hanno dovuto assolvere una miriade di impegni, moduli da riempire, burocrazia, risposte su whatsapp”: a dichiararlo è stato lo scrittore e insegnante Eraldo Affinati. Durante la presentazione dell’indagine “Comprendere la scuola oggi”, curata per la Cisl Scuola dell’Ipsos di Nando Pagnoncelli, lo scrittore si è soffermato sull’eccesso di incarichi e di impegni che assorbono la giornata lavorativa del docente.
Pochi soldi, tante richieste
Affinati ha detto che l’insegnante italiano è pagato poco ma oberato di lavoro: tanto da andare a compromettere la sua azione didattica.
Lo scrittore è stato fortemente critico anche nei confronti delle modalità prescelte dall’amministrazione scolastica per organizzare il concorso ordinario della scuola secondaria, con un altissimo numero di respinti già dopo la prima prova: “se il reclutamento dei docenti passa per i test a crocetta, rischiamo di prendere i più furbi e non i più bravi”, ha detto Affinati.
Saper coinvolgere i giovani in classe
Certamente, ha continuato a parziale giustificazione delle scelte del ministero dell’Istruzione sul reclutamento, “l’elemento più importante dell’insegnante è quello di sapere coinvolgere gli studenti: non è facile cogliere questa abilità.
Decentrare!
Affinati ha anche detto che è importante rispettare “la decentralizzazione: è un tema fondamentale, perché dobbiamo essere ambiziosi sulla qualità scolastica ma tenere sempre presente i territori. Parte da lì l’innovazione scolastica”.
Studenti protagonisti
“Inoltre – ha continuato – è sempre bene ricordare che i protagonisti della lezione sono i ragazzi: la lezione frontale deve coinvolgerli, la scuola è il luogo della vita, non separata dal mondo così come la percepiscono molti adolescenti. Ci sono diversi nodi da sciogliere”, ha concluso.