La vera emergenza del sistema scolastico italiano non è la mancanza di fondi, ma ridurre l’eccesso di burocrazia che attanaglia dirigenti scolastici, docenti e personale Ata. A dirlo, venerdì 19 ottobre, è stato il presidente di Indire Giovanni Biondi, durante la seconda giornata di Didacta, appuntamento fieristico sul futuro della scuola e dell’istruzione, alla Fortezza da Basso di Firenze.
“Le scuole, più che di fondi, hanno bisogno di meno burocrazia”, ha dichiarato Biondi.
“È necessario – ha continuato il presidente – un intervento che sia in grado di sbloccare il sistema. Le scuole hanno progetti legati all’innovazione, ma avrebbero bisogno di più libertà. La burocrazia fa paura”.
In effetti, uno dei mali endemici delle nostre scuole è proprio quello dell’eccesso di “carte” e pagine on line da riempire ogni volta che si svolge un’attività, sia didattiche che extra-didattica. Spesso, il tutto va espletato in tempi rapidi, poiché le scadenze sono ravvicinate.
Se poi si tratta di progetti finanziati con fondi esterni, l’apice della burocrazia da adempiere si raggiunge con la rendicontazione complessiva: un impegno così probante che, non di rado, scoraggia il personale scolastico laddove si ripresentano progetti analoghi, anche legati all’innovazione tecnologica.
A proposito dell’eccesso di alunni che lascia la scuola prematuramente e senza arrivare al diploma, Biondi ha detto che occorre “gestire tutti i numeri è complesso perché gli enti non dialogano tra loro. Servirebbe un confronto tra Miur, Inps e Regioni” per avere un’analisi esauriente, perché “le indagini a campione, pur essendo utili, non sono dati di sistema”.
Sulle innovazioni, tema centrale della fiera annuale, l’ex capo dipartimento Miur ha spiegato che si “deve partire dalla scuola. Gli studenti ormai usano strategie cognitive diverse, tocca agli insegnanti coinvolgere i giovani. Perché questo processo vada a buon fine la risposta è proprio nell’innovazione”.
Infine, il presidente dell’Indire ha tenuto a specificare che i fondi vanno utilizzati anche “sulla ricerca, per favorire l’accesso all’università”.
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