Dalla Società Italiana del Dottorato di Ricerca riceviamo uesta nota che è stata indirizzata alla ministra Azzolina
Onorevole Ministro Azzolina,
la Società Italiana del Dottorato di Ricerca in sigla SIDRI, associazione no profit, promuove il miglioramento dello status quo di chi ha svolto il dottorato di ricerca, quale più alto livello di istruzione e formazione previsto dal nostro ordinamento giuridico, in ambito professionale, oltre che accademico, mettendo in rilievo come le competenze acquisite dai dottori di ricerca possano risultare decisive per una formazione di eccellenza della futura classe dirigente italiana. Nel perseguire tale importante e ambizioso progetto, la Società si propone come interlocutore efficace e proattivo in Italia dei dottorandi e dottori di ricerca italiani nel mondo.
La Società Italiana del Dottorato di Ricerca intende partecipare ad ogni livello al dibattito istituzionale italiano in relazione alla valorizzazione del titolo di dottore di ricerca con lo scopo di garantire il pieno adeguamento dell’Italia alla Carta europea dei ricercatori e ottenere, al contempo, un riconoscimento pratico del loro percorso professionale nelle Università e negli istituti di formazione/ricerca avanzata e di eccellenza, in ambito nazionale ed internazionale.
Infatti, qualora adeguatamente impiegati e valorizzati – come già accade in altri Paesi ad economia e tecnologia avanzate e in alcuni Paesi di recente industrializzazione, verso i quali si spostano anche molti ricercatori italiani –, i dottori di ricerca sono in grado di incrementare la competitività e la produttività delle aziende, sia pubbliche che private, oltre che del sistema dell’istruzione, universitario e della ricerca.
Tuttavia, oggi, questi “asset” strategici non risultano compiutamente valorizzati nel mondo lavorativo privato e pubblico nazionale, laddove, invece, costituirebbero un quid pluris indiscutibile per qualsiasi organizzazione economica e produttiva del Paese.
Sulla base delle istanze pervenute dai dottori di ricerca, SIDRI ha individuato alcune proposte concrete, sostenibili e realizzabili, al fine di sensibilizzare il nostro Paese al ruolo e alle potenzialità di questa figura nei diversi contesti lavorativi.
L’obiettivo fondamentale è quello di mettere in campo misure volte ad impiegare utilmente i dottori di ricerca nell’economia nazionale, anche con il proposito di arginare la fuga verso l’estero di risorse umane con elevato grado di formazione, sulle quali il Paese ha investito anni di formazione specialistica.
Con questo spirito, ci permettiamo di commentare, emendare e sposare alcune delle ultime proposte in materia di Dottorato di ricerca e, al contempo, di attenzionare tutti i progressi in campo scientifico ed istituzionale portati avanti dai nostri colleghi italiani, sia in campo nazionale che all’estero.
Nello specifico, i dottori di ricerca costituiscono un’importante risorsa per l’Italia, come Lei sa, anche e soprattutto al di fuori dell’accademia. Il contributo che un dottore di ricerca può dare per creare valore aggiunto nei più svariati settori produttivi del Paese è strategico per lo sviluppo e l’innovazione nazionale e internazionale.
Con riferimento all’insegnamento scolastico, è evidente che i dottori di ricerca, ad oggi, non sono adeguatamente valorizzati anche in considerazione, come rilevato anche in diversi contesti ministeriali, della. Invero, l’ingresso dei dottori di ricerca nel corpo docente della scuola secondaria, di primo e di secondo livello, costituirebbe di certo un valore aggiunto per le istituzioni scolastiche, garantendo una didattica di livello più elevato a vantaggio soprattutto degli studenti. I dottori di ricerca, infatti, durante il loro percorso di dottorato svolgono un’importante e impegnativa attività didattica di livello universitario, sono inseriti nelle commissioni volte a selezionare e ad esaminare le competenze di docenti – anche stranieri – e dirigenti. I dottori di ricerca hanno, pertanto, i titoli più che adeguati per divenire docenti delle istituzioni di scuola secondaria.
Tuttavia, ad oggi, queste figure altamente specializzate, non hanno un accesso privilegiato nel pubblico impiego e, talvolta, non sono nemmeno valorizzate rispetto ai neolaureati nei concorsi pubblici per il ruolo di personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado né per il conferimento delle supplenze ai fini dell’inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto del personale docente.
Pertanto, la Società Italiana del Dottorato di Ricerca propone che, nel nuovo sistema di reclutamento del personale docente, i dottori di ricerca abbiano un accesso diretto e/o quantomeno che si tenga in debito conto – tramite un accesso privilegiato nel ruolo pubblico – della formazione d’eccellenza acquisita e che verrebbe così reinvestita nel mondo della scuola.
Alla luce della recente emergenza sanitaria, a seguito dei numerosi premi nei più vari ambiti di ricerca, dopo numerose pubblicazioni in più lingue, oltre che in quella nazionale, i dottori di ricerca offrono le proprie competenze per ridurre i gap didattici presenti nelle istituzioni educative contemporanee. Dopotutto, lo stesso Ministero dell’Università e della Ricerca invita gli Atenei a promuovere, oltre ai tradizionali obiettivi della didattica e della ricerca scientifica, la cosiddetta Terza Missione, vale a dire l’apertura del mondo accademico e della ricerca verso il contesto socio-economico, attraverso il trasferimento delle conoscenze.
Nella Terza Missione, il ruolo dei dottori di ricerca risulta fondamentale per lo sviluppo e il progresso del Paese.
Appare, pertanto, contraddittorio riconoscere l’importanza delle competenze acquisite dai dottori di ricerca, ma, al contempo, non offrire un adeguato inserimento degli stessi nel corpo docente scolastico. I dottori di ricerca sono pienamente idonei a ricoprire i diversi ruoli in ambito scolastico: dal corpo docente della scuola secondaria alla Dirigenza Scolastica.
Pertanto, in relazione alla Sue recenti dichiarazioni sui prossimi bandi per i concorsi per l’insegnamento, nella fattispecie quello straordinario, quello ordinario, quello sul TFA sostegno, nonché i Percorsi Abilitanti Speciali (PAS), chiediamo di inserire il profilo del dottore di ricerca come figura professionale centrale, idoneo ad essere reclutato e selezionato per titoli ed esperienze fra i docenti destinati ad entrare nel sistema scolastico, in ragione e supportati dalla maggiore ed evidente garanzia di scientificità nella didattica per le ragioni sopra esposte e documentabili.
Queste ragioni sostengono e rafforzano la richiesta collettiva dei dottori di ricerca di rendere effettivo il riconoscimento del Dottorato di Ricerca come titolo abilitante per l’insegnamento, abrogando per questo le richieste dei 24 cfu e connessi, alla luce delle esperienze didattiche e professionali esposte e documentabili.
Proprio in questo momento drammatico che sta vivendo il nostro Paese per l’emergenza epidemiologica COVID-19, questo Governo ha avuto la forza di adottare provvedimenti urgenti e lungimiranti tra cui, inter alia, la laurea abilitante per i medici.
Ed è proprio al pari della medesima logica giuridica sottostante all’adozione di un siffatto provvedimento che oggi invochiamo la medesima ratio al fine di equiparare l’efficacia abilitante del titolo di dottore di ricerca per l’insegnamento nelle scuole!
Tale logica vale ancora di più per un dottore di ricerca, che non soltanto è un soggetto laureato, ma ha altresì vinto un concorso pubblico, frequentando una scuola dottorale per almeno tre anni e che, per tutte le ragioni sopra esposte, ha acquisito una notevole esperienza nel campo didattico e nell’affiancamento agli studenti. Dunque, al pari degli studenti di medicina che possono esercitare la relativa professione senza conseguire alcuna abilitazione, i dottori di ricerca, che hanno svolto l’attività didattica e formativa per oltre tre anni – più lunghi e di maggior valore e prestigio rispetto alla SSIS o al TFA o ad altri percorsi abilitanti – debbono essere ritenuti quali soggetti abilitati per lo svolgimento delle attività didattiche nelle scuole secondarie di ogni ordine e grado.
Ci auguriamo, dunque, che in questo momento di profonda riflessione trovi spazio la nostra richiesta di dare la giusta dignità ad un titolo accademico che, se adeguatamente valorizzato, può cambiare le sorti della qualità della scuola e della gestione del Paese nei diversi settori.
Restando a disposizione per un confronto con una nostra delegazione per approfondire o ancor meglio puntualizzare/circoscrivere le nostre richieste, voglia accogliere i nostri più distinti saluti.
Antonio de Lucia, presidente SIDRI
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