Riguardo al bonus premiale riservato ai docenti di ruolo, il Miur – con recente circolare – ha dovuto ribadire che: “Sarà il Dirigente Scolastico ad individuare i destinatari del bonus, sulla base dei criteri espressi dal Comitato nonché sulla base di una motivata valutazione”.
In proposito, il DS dell’I.C. Laura Lanza di Carini (PA) ha rimarcato giustamente e con forza che: “Per non cogliere l’insistenza con cui il MIUR sottolinea che si tratta di una prerogativa dirigenziale occorre perciò essere apertamente in malafede. Piaccia o meno, è sancito da una legge dello Stato e i dirigenti, lo sanno anche i bambini, devono rispettare le leggi dello Stato”
Il 19 febbraio scorso, scriveva infatti B.Z. sul sito adlcobas.it:
«I ’sindacatoni’ hanno fatto finta di non capire, di non interpretare e di non leggere quanto chiaramente ci sta scritto nelle norme della 107/15, vendendo a piene mani l’obiettivo di ricondurre alla trattativa d’istituto le somme deputate al riconoscimento del merito.
Hanno così fatto melina per 6 mesi, vendendo fumo, ingenerando aspettative fuorvianti, sgretolando un possibile fronte di lotta perché anche gli asini sanno che una norma di legge non può essere ’superata’ da accordi sindacali di alcun tipo: solo l’ottenimento di una nuova legge o l’abrogazione della vigente può porvi rimedio».
Per inquadrare le posizioni e i comportamenti dei ‘sindacatoni’ bisogna richiamare e interpretare alcuni accadimenti del 2015. Precisamente lo sciopero unitario del 5 maggio e poi l’approvazione definitiva della l. 107 (già ddl 2994) avvenuta – 68 giorni dopo – il 13 luglio.
Chiaramente il governo non tenne in alcun conto della massiccia adesione e partecipazione allo sciopero, ignorò le proteste dei docenti e del mondo della scuola, ignorò anche i sindacatoni, forse li ingannò venendo meno ad un accordo non scritto, accelerò e forzò la situazione politica sindacale e costrinse il parlamento anche con un voto di fiducia. Iter solo formalmente democratico, dittatoriale e autoritario nella sostanza. Effimera esibizione muscolare dell’esecutivo, poi contraddetta e smentita dai fragili e contraddittori contenuti della riforma, che da allora stanno venendo inesorabilmente al pettine.
I sindacatoni (anche per loro errori ed esitazioni) ne uscirono screditati e delegittimati, promisero e minacciarono un Vietnam autunnale, che nessuno ha però visto, programmarono altre iniziative inconsistenti, fatte approvare da riunioni anomale e improprie delle RSU, giungendo fino agli incontri di cortesia concessi dal Miur su ambiti territoriali e bonus docenti.
Per poi arrivare al prossimo sciopero del 20.5, indetto per distinguersi e in contrapposizione allo sciopero del 12.5. Sciopero che – comunque vada – servirà al Miur a camuffare come concordate decisioni, scelte e responsabilità che sono sue proprie.
Conclusione del punto precedente è che docenti e mondo della scuola risultano non solo privi di una vera rappresentanza sindacale, ma hanno di fronte Miur e governo che decidono, al posto loro, chi li rappresenta!
Anche i presidi, ora DS, non dispongono di una vera rappresentanza sindacale o associativa che li tuteli davvero di fronte a Miur, governo e Buona Scuola. Se ne ha conferma con la recente apparizione di due iniziative di aggregazione o movimenti colturali (v. Cisl). La prima, “Liberare la Scuola”, è del 29 febbraio scorso ed ha raggiunto 1.090 adesioni, ha come obbiettivi la riduzione della asfissiante burocrazia e l’aumento delle retribuzioni. La seconda “DS not for sale”, più recente, più pragmatica e concreta, è partita dai DS siciliani, ha circa 150 adesioni, sconsiglia la partecipazione come commissari al concorso docenti 2016, a fronte dei miserrimi compensi del Miur (circa 2 euro lordi all’ora!).
L’astuzia e la sagacia ministeriali e governative contano però di recuperare il malessere e le proteste dei DS con un “premio” – pensate! – di ben 200 euro lordi al mese.
Torniamo al merito e ai DS che hanno, o avrebbero, il potere di valutarlo ed erogare conseguenti bonus economici. Numerosi articoli, note, episodi e aneddoti sono riportati e segnalati in rete e qui non è il caso di riportarli, citarli o linkarli. Tranne l’ultimo, quello delle 3 dettagliate tabelle dei punteggi attribuibili riportato sul sito dell’I.C. “F. Jerace” di Polistena, che ha ricevuto diversi commenti critici e ora anche un’interrogazione parlamentare al ministro Giannini da parte della deputata reggina Federica Dieni del M5S.
La brava e scrupolosa preside del “Jerace”, Maria Domenica Mallamaci, nelle tabelle del CdV, ha inserito, fatto inserire, o contribuito ad inserire ben 49 indicatori o voci del merito da premiare, alcune discutibili o improprie, alcune con punteggio negativo cioè relative al …. demerito. Vedremo se e cosa risponderà Giannini all’interrogazione.
Oltre alle osservazioni episodiche e contingenti, pure importanti e significative, riguardo al merito, ci sono aspetti strategici e fondamentali che conviene indicare. Uno è costituito dal significato del merito a fronte dell’art. 36 Cost. e del CCNL. Il 1° comma dell’art. 36 Cost. recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”, mentre il CCNL è fermo e bloccato addirittura al 2006/2009. Nei confronti internazionali, le retribuzioni della scuola (docenti, ata, DS) sono agli ultimi posti e palesemente inadeguate e miserrime.
Se la Costituzione fosse attuata e il CCNL rinnovato, non ci sarebbe bisogno di nessun premio (simbolico, di consolazione, calcolato con 49 parametri per camuffarne l’arbitrarietà e la scarsezza, erogato al 10% dei docenti, anch’esso misero).
Appare chiarissimo che il bonus merito è solo un patetico trucco ministeriale e governativo per scavalcare e accantonare indicazioni costituzionali e rinnovo contrattuale, e anche per scaricare sui DS incombenze, adempimenti, responsabilità, risentimenti chiamandoli ipocritamente “maggiori poteri”.
Perciò i DS che vogliono “Liberare la Scuola” potrebbero respingere al mittente detti ulteriori adempimenti burocratici, forieri anche di ricorsi collettivi e individuali al Giudice del Lavoro.
E anche i “DS not for sale”, visto che le ulteriori incombenze e responsabilità implicano per loro lavoro gratuito (“senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”, sic!), potrebbero rifiutarsi, oppure diffidare preventivamente Miur e governo in ordine all’obbligo della retribuzione adeguata ex art. 36, Cost. e poi pretendere questa retribuzione!
Altro aspetto critico consiste nella assoluta, incredibile e colpevole genericità dell’incarico attribuito a DS e CdV dai commi 126 e fino a 130 della l. 107.
Risultano generici e non definiti i termini: merito, criteri, valorizzare e motivata valutazione. Associazioni e sindacati dei DS dovrebbero, anzi avrebbero già dovuto, pretendere preventivi chiarimenti, nell’interesse di tutti.
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