A quanto sembra il Governo non gradisce nemmeno le parole di disapprovazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella espresse a seguito delle manganellate subite da ragazzini liceali da parte della polizia.
Aveva infatti fatto presente “al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza, tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.
E, secondo la coalizione di destra, non doveva dirlo, Mattarella doveva o tacere, come sta facendo la presidente Meloni che però ha sempre detto di essere solidale con chi manifesta il proprio dissenso al potere, o appoggiare la scelta delle manganellate.
Le sue parole, come riportano tutti i giornali, hanno infatti causato la formazione di una cortina di gelo, anche se nessuno cita direttamente l’intervento del Capo dello Stato sull’autorevolezza delle forze dell’ordine, ma i commenti di senso inverso a quelli del Quirinale danno la misura della distanza che gli scontri di piazza hanno scavato tra la maggioranza e il Colle.
Come c’era da immaginare, il più diretto è stato Matteo Salvini, ormai all’arrembaggio per recuperare i voti perduti a favore di Meloni, che, dopo aver ribadito per ben tre volte che “le parole del presidente” Mattarella “si leggono e non si commentano”, ha così risposto alle domande dei giornalisti: “Poliziotti e carabinieri sono quotidianamente vittime di violenza fisica e verbale. Anche in quella piazza”, “chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere è un delinquente”.
Per tale motivo, dopo tante forti parole e tali prese di posizioni, mentre manca una dichiarazione da parte del Governo, il Pd chiede che, a questo punto, sia direttamente la premier Giorgia Meloni a riferire in Aula su quanto avvenuto.
Se il presidente della Repubblica ha rimarcato la reazione fallimentare dei “manganelli” usati contro i più giovani, il centrodestra di governo continua ad insistere sul rischio che tutte le forze dell’ordine finiscano nel tritacarne.
E dunque com’è nel dibattito politico più fallimentare, i fatti e le parole vengono distorti a comodo, iniziando nell’addossare la colpa alla sinistra che avrebbe aizzato i ragazzi alla violenza, e pure accusandola di volere “delegittimare” i tutori dell’ordine pubblico, indicandoli “a bersaglio di chi oramai da mesi cerca in ogni modo di alzare il livello dello scontro, soprattutto nelle piazze”.
Dice Salvini ancora: “Chiunque può sbagliare, ma non posso accettare la messa all’indice della polizia italiana come un corpo di biechi torturatori. Se si va in piazza con tutti i permessi, senza insultare, sputare, spintonare, non si ha alcun tipo di problema”.
Forza Italia in appoggio al governo, pur premettendo che “la libertà di manifestare è un diritto fondamentale”, rimarca che i fatti di Pisa “non si devono trasformare in un attacco alle forze dell’ordine che noi difendiamo senza se e senza ma”.
In ogni caso da più parti viene invocato, ma fu già richiesto dopo i fatti di Genova e i pestaggi di quel G8, il codice identificativo dei poliziotti sul casco e sulla divisa d’assalto, come si vede nei corpi di polizia estere e in modo particolare della polizia inglese.
Elly Schlein, la segretaria del Pd, nel frattempo, continua a chiamare in causa direttamente la premier Giorgia Meloni: “Sta dimostrando di non avere alcun senso delle istituzioni. La smetta di nascondersi dietro i suoi ministri e venga a riferire su quanto é accaduto direttamente in Parlamento”.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, da suo versante, si dice disponibile a discussioni “serene e costruttive” su quanto avvenuto, ma “non pregiudizialmente orientate a screditare l’azione del governo o delle forze di polizia”.
Intanto si fa pure rilevare che “Non era mai successo che esponenti della maggioranza di governo prendessero così platealmente le distanze dal presidente della Repubblica”.
Per il verde Angelo Bonelli, però, “siamo di fronte a una strategia politica della destra che non risparmia neanche il presidente della Repubblica Mattarella”. Stefano Patuanelli (M5s), denuncia “l’intollerabile clima di repressione a tutti i livelli attuato contro chi non la pensa come il governo”.
Infine Giuseppe Conte che scende in piazza al fianco degli studenti sotto il Viminale e dichiara: “Al ministro dell’Interno abbiamo chiesto un’informativa urgente ma non vorrei scaricare sul singolo quella che è una responsabilità collettiva del governo” di “questo clima repressivo”.