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I figli “svogliati e viziati” della media borghesia che non sanno leggere e scrivere

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Lo scrittore Paolo Di Paolo, nel recensire il libro della professoressa Paola Mastrocola e del sociologo Luca Ricolfi Il danno scolastico, dice che questo libro sarebbe una risposta un secolo dopo alla Lettera a una professoressa di don Milani.

La tesi del libro recensito è che la battaglia del priore di Barbiana sarebbe anacronistica perché non sono più i figli degli operai e contadini a non saper leggere e scrivere, ma i figli svogliati e viziati della media borghesia.

Che la scuola sia scaduta di qualità è un dato incontrovertibile, ma dare la colpa a don Milani mi sembra non centrare il problema che invece è ben stato capito da Massimo Recalcati in L’ora di lezione, un libro questo sì che invito a leggere: la crisi della scuola, secondo il noto psicoanalista, deriva dalla sparizione del padre, dalla crisi di autorità che si estende anche ai docenti che ne prendevano edipicamente il posto (e Recalcati ci dà anche la risposta a come poter ovviare a questa crisi).

Sono d’accordo invece sulla tesi del sottotitolo del libro di Mastrocola e Ricolfi: “La scuola progressista come macchina della disuguaglianza”, ma nel senso che la scuola media unificata che voleva essere “egualitaria”, si è rivelata causa di disuguaglianza.

Infatti, chi va alle superiori? I ragazzi del sottoproletariato certo non ci vanno o se ci vanno, sono bocciati, come accadeva ai tempi di Don Milani per i figli degli operai e dei contadini che oggi non ci sono più, mentre i figli “svogliati e viziati” della media borghesia, pur non sapendo scrivere una tesi di laurea, vanno comunque all’università. Il problema più grave è che questi espulsi della scuola, non trovando lavoro, spesso diventano manovalanza della malavita. 

Eugenio Tipaldi