Categorie: Politica scolastica

I fondi di Renzi per la scuola sono sufficienti? Il “Factchecking”

“Un piano da 3,5 miliardi per rendere le scuole più sicure e rilanciare l’edilizia”. È uno degli annunci contenuti nelle accattivanti slide con le quali Matteo Renzi ha presentato ieri le prime misure di carattere economico del nuovo governo. E anche la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini stima addirittura al rialzo la somma, parlando di 3 miliardi e 713 miliardi, i fondi totali disponibili per le scuole.

Ma in effetti, si chiede Wired, quanti soldi servirebbero per la messa in sicurezza di tutte le scuole italiane?
Cominciamo col dire che, almeno sulle scuole, uno stanziamento del genere (milione più milione meno) sarebbe in effetti di per sé un’iniezione record per l’edilizia scolastica. La strada scelta da Renzi per gli interventi sulle scuole è quella della deroga al patto di stabilità, che dovrebbe garantire il recupero di fondi ancora non utilizzati nei capitoli di spesa già approvati. Dal 2004 al 2012, in otto anni, sommando i vari interventi dei vari governi, si contano circa 2,3 miliardi di euro totali messi a disposizione per l’edilizia scolastica, soldi che per più della metà (il 53%, secondo una recente stima dell’Ance, Associazione Nazionale Costruttori Edili) non sono stati ancora toccati.

Bisogna aggiungere inoltre un paio di voci di spesa alla lista dei tanti progetti annunciati e non ancora portati a totale compimento: sono i fondi stanziati dal Governo Letta nei decreti legge “Fare” (DL 69/2013) e Istruzione (DL 104/2013), e si tratta complessivamente di altri 1,3 miliardi.

Sia Renzi che Giannini hanno promesso la costituzione, entro il primo aprile, di una “unità di missione” operativa a Palazzo Chigi che opererà in collaborazione con il MIUR per snellire le dinamiche di gestione e garantire l’immediata spendibilità dei finanziamenti.

A prescindere dai dettagli del piano scuola che si conosceranno nei prossimi giorni, le cifre in ballo sono comunque ancora drammaticamente basse, considerato che, scrive Wired, la vulnerabilità degli edifici scolastici italiani, in un territorio fragile come il nostro, è ancora poco monitorata, gli interventi fin qui attuati sono stati disorganici, la gestione dei fondi stanziati caotica e farraginosa.
E così, tra controlli, messa in sicurezza e costruzione di nuovi edifici nessuno ha davvero un’idea precisa di quanti soldi bisognerebbe tirar fuori per salvare le scuole italiane. Ci sono solo un paio di stime a livello locale, mentre l’ultima stima a livello nazionale risale al 2008, l’ha fatta la Protezione civile, e si aggira attorno ai 13 miliardi di euro.

La coperta proposta da Renzi sembra perciò ancora troppo corta per un intervento risolutivo, e non solo per quanto riguarda le scuole.

Pasquale Almirante

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