La proposta di Matteo Salvini, di ripristinare il servizio militare obbligatorio per i giovani, viene bocciata dai generali che usano per lo più le nostre stesse argomentazioni: “L’esercito non è una specie di riformatorio o ente morale che raddrizza le persone, i giovani: con una proposta del genere sembra che all’esercito venga delegato il compito di educare, di formare cittadini e renderli consapevoli. Prima di arrivare all’esercito però ci sono i genitori, la scuola, gli amici, la società, università e poi forse anche l’esercito. E allora perché non li mandiamo tutti nelle forze dell’ordine? Così imparano benissimo cosa è la legge e a rispettarla, e se vogliamo spaventarli mandiamoli nella polizia penitenziaria così capiscono cosa significa”.
“E’ una di quelle battute che non sta né in cielo né in terra e poi dopo 20 -25 anni di professionismo solo l’idea di riaprire le caserme, far ripartire i contratti per vestirli ed equipaggiarli, armarli e soprattutto per dar loro un compito non è proprio fattibile. E poi che fanno? La guerra, la pace, combattono le frane…? Sembra come quando i genitori arrabbiati dicono ai figli ‘guarda che ti mando in collegio!’, siamo seri. Perché invece non si pensa a potenziare settori che sono in difficoltà come i vigili del fuoco? E poi non è neanche il momento di dire cose del genere con una guerra in corso”.
“Non si può ritenere di ripristinare il servizio militare di leva come lo abbiamo avuto fino al 2005, troppo complicato sia da un punto di vista organizzativo e soprattutto da un punto di vista funzionale”, spiega un altro generale all’AdnKronos.
“Non ci sono infrastrutture sufficienti, gli equipaggiamenti che prima si trovavano nei magazzini proprio per i ragazzi chiamati alla leva, non sono più disponibili. Ripristinare la leva come 17 anni fa non è possibile. Credo che bisognerebbe pensare a un nuovo modello di formazione dei giovani”.
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