Non è vero che il coinvolgimento dei genitori nella vita scolastica dei propri figli sia un bene assoluto, capace di migliorare significativamente i risultati degli studenti. Anzi è la presenza sempre più invasiva e costante dei genitori nella vita scolastica ha effetti opposti.
A dirlo dei sociologi americani: «La maggior parte delle forme di coinvolgimento dei genitori», scrivono i due, «come osservare i corsi dei figli, contattare la scuola per sapere come si comportano, aiutarli a decidere il loro percorso scolastico o dargli una mano a fare i compiti a casa, non migliorano i loro risultati. Anzi, in qualche caso addirittura li ostacolano».
E lo scenario, fa sapere Linkiesta.it, si è aggravato ancora di più a cui si sommano gli effetti della digitalizzazione tecnologica, che, come in tutti gli altri campi del nostro vivere, anche a scuola è entrata a piedi uniti, combinando un sacco di guai.
“Dalle infernali chat di Whatsapp dei genitori alle comunicazioni in diretta su voti e assenze, le nuove tecnologie hanno permesso di porre sui ragazzi una cappa di controllo non soltanto insensata e totalmente inedita, ma anche contraria alle migliori intuizioni che la pedagogia del Novecento aveva partorito, prima tra tutte l’aver compreso che l’obiettivo primario di ogni percorso educativo è l’educazione alla libertà e all’autodeterminazione. Un obiettivo difficile da perseguire quando ogni minuto e ogni secondo della tua vita a scuola senti il fiato sul collo di mamma e papà”.
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Questo sarebbe pure il motivo per cui i giovani di oggi “si emancipano dalla famiglia molto più tardi di quanto facessero nel 1970, quando l’età media dell’emancipazione maschile era 21 anni”. Questo spiegherebbe pure i motivi per i quali moltissimi insegnanti si lamentano del fatto che i genitori dei loro alunni li accusano degli scarsi risultati dei loro figli, la stabilità psicologica dei bambini di oggi è molto più flebile di quella degli anni Sessanta, la fobia della scuola, l’ansia da risultati e quella da separazione sono diventati negli ultimi anni un problema, quando fino a 50 anni fa non esistevano neppure, i genitori di oggi hanno un atteggiamento protettivo quando i professori gli dicono che i loro figli si sono comportati male.
La soluzione? «They should set the stage and then leave it». “Preparare il campo e defilarsi, lasciando finalmente ai ragazzi l’onere e l’onore di scegliere, di sbagliare e di schiantarsi contro i muri, che poi non sono altro tutte le declinazioni del verbo “crescere”.
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