“Una mamma chiede al docente di suo figlio, nella chat di classe, perché ha spostato il ragazzo di banco. Un padre perché la classe della figlia è arrivato alla perifrastica attiva mentre nella scuola del figlio dell’amico sono giunti alla perifrastica passiva. Queste sono intromissioni inammissibili ed è ora che le scuole regolamentino l’uso dei social media attraverso il Collegio dei docenti e il Consiglio d’istituto”. A dirlo alla ‘Tecnica della Scuola’ è Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, argomentando quindi la posizione del suo sindacato sulla necessità di regolamentazione dell’uso dei social media a scuola.
Rusconi ha detto poi che a seguito dei “crescenti problemi delle chat scolastiche, dopo quanto accaduto con i casi del Tik Tok del liceo Righi e la vicenda del liceo Montale a Roma e così via, abbiamo ritenuto opportuno che nel codice deontologico di ogni scuola ci fosse una parte dedicata all’uso corretto dei social media”.
“La nostra presa di posizione è stata vista come una forma di proibizionismo, ma non è così: chiediamo solo che il Collegio dei docenti e il Consiglio d’istituto di ogni scuola, quindi assieme anche ai genitori e negli istituti superiori pure con d’accordo con gli studenti, si arrivi a regolamentare l’ambito”.
Il presidente Anp Roma ha quindi detto che ci sono docenti secondo i quali nessuno può intromettersi nel loro rapporto con gli allievi, nemmeno nell’uso delle chat: “la scuola – ha ricordato – è una comunità e in quanto tale ha delle regole che vanno rispettate. Ma la regolamentazione non può venire dall’alto: ricordo quello che avvenne nel 1995 con la Carta dei servizi scolastici, fu approvato un Dpcm che dava l’impronta generale, ma poi ogni singola scuola ha declinato il tutto con propri regolamenti”.
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