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I genitori non usino i gruppi Whatsapp per screditare il lavoro dei docenti

I gruppi whatsApp molto amati dai genitori non accrescono il prestigio dell’istituzione scolastica, ma creano discredito che si ripercuote sulle iscrizioni ed alimenta un vespaio di dissapori all’interno della scuola tra docenti, genitori, alunni.

Sono fonte di incomprensioni perché un voto, un messaggio, una parola inviata da whatsApp può creare involontariamente incomprensioni, perché gli alunni affermano una cosa, l’insegnante può affermarne un’altra e i genitori ne recepiscono un’altra ancora. Ecco che, in questo modo scoppia il putiferio che mette gli uni contro gli altri.

Ad averne la peggio sono sempre i docenti che si vengono a trovare in una posizione tra l’incudine e il martello.

A questo proposito fanno bene i dirigenti scolastici che vietano l’utilizzo di whatsApp da parte dei genitori che creano dei gruppi per denigrare e dettare le condizioni sull’operato dei docenti.

Molti presidi, infatti, hanno diramato circolari all’interno delle istituzioni scolastiche per richiamare l’attenzione sulla diffusione di un uso indiscriminato dei social. Infatti si è ormai diffuso il malvezzo da parte dei genitori “tecnologici” di creare gruppi su whatsApp per scambiarsi le informazioni e sapere ogni cosa che accade tra le mura scolastiche. Spesso i messaggi che veicolano sono a volte offensivi verso la classe docente e tendenti a screditare, calunniare, sminuire i docenti, creando antagonismi e dissapori.

È costume dei genitori ritrovarsi nei paraggi della scuola, dopo l’ingresso dei propri figli nelle aule, e intrattenersi per discutere non di come migliorare e rendere più produttivo il lavoro dei docenti e quindi creare un clima costruttivo tra scuola e famiglia, ma di distruggere, o meglio annientare le strategie didattico-educative degli insegnanti mettendole continuamente in discussione.

Utilizzare gli strumenti multimediali per calunniare e mettere in dubbio il lavoro e l’operato dei docenti è veramente una cosa abominevole, perché si finisce in siffatto modo di deprimere il ruolo sociale dei docenti facendo perdere di prestigio all’istituzione scuola.

Gli insegnanti hanno bisogno di riconquistarsi la scala sociale e per permettere che ciò avvenga ha bisogno del supporto della famiglia e non di genitori che, davanti ai cancelli della scuola, vanno quotidianamente spettegolando sulle scelte e iniziative didattiche messe a punto dai docenti per poi andare a giudicare positivamente oppure negativamente.

Le strategie didattiche e la valutazione degli apprendimenti degli alunni non sono prerogativa dei genitori ma dei docenti, educatori deputati a svolgere questo compito.

Mario Bocola

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