I giovani cercano più dialogo. Ma non nell’ora di “religione”

Certo, i sondaggi lasciano il tempo che trovano. Però sono indicativi. E non si può fare finta che non esistano. Soprattutto quando gli esiti che forniscono inducono a fare delle riflessioni. Come quelle scaturite a seguito della pubblicazione dei risultati derivanti dalle interviste realizzate da il portale Corriere Università Job.
Tra i diversi, anche sorprendenti, risultati emersi spicca la richiesta alla scuola di un dialogo diretto, che faccia chiarezza su `questioni etiche` importanti. “Questo dialogo – sostiene la redazione del portale – lo vogliono a scuola, nell`ora di “storia delle religioni” e non di “religione”. Vorrebbero che non fosse più il Vicariato a scegliere gli insegnanti e che ci fossero anche rabbini e imam in cattedra”.
I motivi di tale richiesta si intuiscono nelle altre risposte fornite dal sondaggio. “Spesso – spiega sempre la redazione del Corriere Università Job – le ragioni delle posizioni della Chiesa in materia di omosessualità risultano essere sconosciute. Sul tema, alcuni dichiarano di non aver mai ricevuto linee guida chiare e di non essersi potuti creare un`idea propria. Appare evidente che i giovani si aspettino” che qualcuno li informi.
“Soprattutto, però, chiedono che si parli di temi etici. Il dato sorprendente è che il 66% degli intervistati, tra i 23 e i 33 anni, che si dice molto o sufficientemente credente, in realtà, non approva le posizioni della Chiesa in materia di omosessualità. Si tratta di uno zoccolo duro formato dal 52%. E il 27% dice di non essere d`accordo del tutto con le posizioni del Vaticano e il 16% sostiene di non aver sentito mai parlare le autorità ecclesiastiche del tema.

Ciò malgrado, anche se si dichiarino contrari ad alcune posizioni ecclesiastiche troppo rigide in materia di sessualità, non per questo i giovani italiani si dicono meno fedeli alla Chiesa. Anzi, a sorpresa, in maggioranza, affermano di essere “molto credenti” (42%) o “abbastanza credenti” (24%), per un totale pari al 66% di `fedeli`. I non praticanti, però, sono il 76%. Nonostante ciò, però, i giovani sostengono che la loro fede sia ancora viva e quando si chiede loro di definire in una scala da 1 a 10 quanto sia forte il loro credo, rispondono dandosi un voto che va da 8 a 10. La fede, dunque, per loro, è slegata dalla pratica. E non solo: è anche indipendente dalle posizioni del Vaticano in materia di sesso, anticoncezionali, omosessualità e divorzio.
La maggior parte dei ragazzi, inoltre, dichiara che il divieto al sesso prematrimoniale sia ampiamente superato nella concezione comune. La visione del sesso volto alla sola procreazione viene ritenuta “anacronistica”, “incommentabile”, “sbagliata”. La contrarietà della Chiesa ad usare il preservativo è considerata molto dannosa per la diffusione dell`HIV. Le posizioni nei confronti del divorzio sono state definite “incomprensibili”.

Alessandro Giuliani

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