Secondo un’indagine di Eurobarometro e dell’Office for National statistics britannico i nostri ragazzi fra i 18 e i 24 anni nel 71% dei casi hanno votato regolarmente, smentendo chi racconta la disaffezione dei giovani alla politica.
È un dato che ci mette in vetta a livello europeo davanti a Grecia (66%), Francia (64%), Spagna (61%), Olanda (60%) e altri vicini come Germania, Polonia, Svezia, Ungheria e Regno Unito. In questi ultimi due Paesi il tasso scende addirittura sotto il 40%.
Secondo l’analisi del voto redatta lo scorso anno da Ipsos il dato sembra omogeneo e corrisponde a quanto è accaduto nella realtà: l’80% dei giovani in quella fascia d’età si è infatti recato alle urne il 24 e 25 febbraio 2013, facendo oltre tutto segnare il tasso più basso di schede bianche o annullate, appena il 21%. Un livello di partecipazione che rimane elevato anche nell’intervallo successivo, tuttavia non considerato da Eurobarometro, quello dei 25-34enni: il 77% ha partecipato al voto. Nel primo caso (18-24) i voti erano finiti al 35% per il M5S, al 19% a Pd e Pdl, all’8% a Monti e al 4% alla Lega Nord.
I giovani italiani, insomma, sono politicamente attivi e dimostrano pure di tenere moltissimo al diritto di voto anche quando sono all’estero, ma da lì non possono votare.
Fra l’altro è stato pure bocciato un emendamento che concedeva agli studenti fuori sede la possibilità di votare nei comuni dove si trovano, evitando trasferte e spedizioni alle prefetture per il voto anticipato. Mentre per i ragazzi impegnati nell’Erasmus si sarebbe semplicemente allargata da normativa sugli italiani residenti all’estero, cioè con voto per posta (online non se ne parla neanche).
Ciò significa che quasi 300mila fuori sede universitari (poco meno del 20% degli iscritti agli atenei) e circa 25mila partecipanti all’Erasmus rimarranno senza il diritto di voto
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