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I giovani italiani studiano di più, ma in Europa continuiamo ad essere in coda; al sud migliora il livello di scolarità delle ragazze

Un recente report dell’Istat prende in esame la situazione della popolazione giovanile italiana e fornisce molti spunti di riflessione.

L’indagine mette in luce che, a partire dagli anni Sessanta, si è registrata nel nostro Paese una graduale estensione dei percorsi formativi degli individui e un conseguente incremento dei livelli di istruzione, particolarmente fra le giovani donne.
Tuttavia, malgrado i progressi compiuti, “il nostro Paese – si legge nel Rapporto – continua a evidenziare ritardi piuttosto rilevanti, collocandosi da tempo in fondo alla graduatoria europea per livello d’istruzione”.
I dati sono piuttosto eloquenti: nella popolazione giovanile persiste una componente con bassa istruzione (titoli inferiori al diploma secondario) più consistente della media Ue27 (16,8% contro 15,1%), che colloca l’Italia fra i primi cinque Paesi per numero di giovani in questa condizione.
All’opposto, l’Italia è fra le cinque posizioni di coda nell’Ue per quota di istruzione terziaria (21,7% contro 30,3%), nonché fra i primi Paesi Ocse in cui fra i 25-34enni tale livello resta meno diffuso rispetto a quello secondario superiore o post-secondario non terziario.

Come al solito, i divari territoriali appesantiscono la situazione: “Nel Mezzogiorno – scrivono i ricercatori che hanno redatto l’inchiesta – sull’istruzione persiste un quadro di particolare arretratezza e la popolazione resta mediamente meno istruita”.
E’ anche vero, però, che nel Mezzogiorno la quota di bassa istruzione appare in visibile decremento (24,4%; era il 41,5% nella generazione precedente) mentre quella terziaria coinvolge ormai oltre un quarto della coorte di riferimento, pur evidenziando uno scarto ancora importante rispetto al Centro-nord (27,8% contro 32,9%).

Nel Mezzogiorno resta un gap pesante col resto del Paese, che appare più marcato per le giovani donne di questi territori rispetto alle coetanee del Centro-nord, sia nella bassa istruzione (22,3%; 16,5% nel Centro-nord) che nel livello terziario (24,4% contro 29,4%).
“Tuttavia – sottolinea l’Istat – accanto a una notevole e generalizzata riduzione della componente meno qualificata, è soprattutto fra le giovani donne di Sud e Isole che si registra un miglioramento notevole, in particolare nei livelli di istruzione terziaria”.

Interessante il dato relativo alla prosecuzione degli studi post-diploma: “Nel Mezzogiorno si rileva una componente più ampia caratterizzata da percorsi protratti oltre i 25 anni di età (16,1% di 25-34enni; 11,2% nel Centro-nord) in significativo aumento rispetto al 2001 (10,7% nel Mezzogiorno; 8,9% nel Centro-nord). Si conferma, altresì, come nell’attuale generazione di giovani siano soprattutto le donne del Mezzogiorno a prolungare il proprio percorso di studi”.

Reginaldo Palermo

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