I laureati in “Scienze della Comunicazione”? Lavorano come gli altri, ma troppi sono precari
Conseguire la laurea in “Scienze della Comunicazione” comporta difficoltà a trovare un’occupazione più o meno come quelle riscontrate dai laureati nella maggior parte dei corsi universitari: il vero problema dei ‘dottori’ in Comunicazione è l’alto rischio di precarietà delle occupazioni che si vanno a svolgere. La tendenza è contenuta in uno studio nazionale svolto dal consorzio AlmaLaurea epresentato a Bologna in occasione del VII incontro nazionale degli studenti e dei docenti di Scienze della Comunicazione.
I ricercatori sono andati ad intervistare i laureati del 2003 per evidenziarne la condizione lavorativa a distanza di cinque anni: ebbene, nel 2008 il 92% ha dichiarato di aver stipulato un contratto di piena occupazione. Un dato addirittura sopra alla media nazionale dei laureati che, nello stesso quinquennio, si ferma all’85%. Peccato che, andando ad approfondire il primo dato, gli stessi ricercatori di AlmaLaurea abbiano scoperto che almeno uno scienziato della Comunicazione su tre abbia un rapporto di lavoro non stabile: la precarietà lavorativa coinvolge ancora il 37,8% dei laureati, occupati con contratti a tempo determinato o di collaborazione, contro una media nazionale decisamente più ridotta: il 26%.
Ne consegue che anche gli stipendi non siano particolarmente elevati: in generale, nell’ultimo quadriennio, le retribuzioni dei laureati seppure superiori a 1.300 euro, hanno visto il loro valore reale ridursi di circa il 6%. Così in media i laureati in Scienze della comunicazione, a cinque anni dal conseguimento del titolo, guadagnano 1.339 euro mensili netti.
Gli esiti dei laureati di primo livello, coloro che hanno conseguito la mini-laurea triennale, sembrano invece più “vicini” a quelli degli studenti usciti dalle altre Facoltà: da un’indagine su 6.468 laureati di primo livello in Scienze della Comunicazione usciti dall’università nel 2007 e intervistati nel 2008, risulta che lavora il 49%: una percentuale perfettamente allineata alla media nazionale del 48,3%: Dallo studio risulta anche che il 32,2% è dedito esclusivamente al lavoro, il 17,2% coniuga la laurea specialistica e il lavoro. Continuano gli studi 53 laureati su cento. In generale, ad un anno dalla laurea il tasso di occupazione è del 64%, poco più elevato della media nazionale del 63%. Molto simili anche i dati sui disoccupati: solo dieci laureati di primo livello su cento (la media nazionale è del 7%), non lavorano, e non essendo iscritti alla laurea specialistica, si dichiarano alla ricerca di lavoro.
Anche per i più giovani laureati in Scienze della Comunicazione rimane però in piedi la minaccia del lavoro precario: appena il 28% dei neolaureati specialistici ha già un occupazione stabile, ovvero lavora a tempo indeterminato o autonomo, contro una media nazionale del 40%. Il lavoro atipico coinvolge più di un neolaureato specialistico occupato su due: 54% contro la media nazionale del 41%.
“L’indagine mostra chiaramente– commentano gli esperti di AlmaLaurea – come si tratti in assoluto della generazione più giovane, migliore, più preparata; ed anche con un alto tasso di occupazione ad un anno dalla laurea. Guardando meglio è stato messo in luce che oltre il 50% di loro ha un lavoro atipico. Ciò che deve essere scongiurato è che una risorsa preziosa e qualificata, una generazione di giovani fra i meglio preparati, e quelle che seguiranno, rischino di essere schiacciati fra un sistema produttivo che non assume ed un mondo della ricerca privo di mezzi”.
Le difficoltà sembrano essere state in qualche modo captate dai giovani: dopo il boom fatto riscontrare nel 2001-2002, quando con l’introduzione del nuovo ordinamento didattico ‘3+2’ le matricole in Scienze della Comunicazione raggiunsero la quota record di 18.440, l’indagine ha messo in evidenza che nel 2007-2008, sei anni dopo, gli studenti che hanno si sono iscritti allo stesso corso di laurea si erano dimezzati (9.561). Questo il trend decennale: nel 1997/98 gli immatricolati erano appena 2.673; nell’anno accademico 2000-2001 erano diventati già 9.326; ma è l’anno dopo ancora, il 2001/02, quello della riforma, che fecero registrare un’impennata con 18.440 iscritti complessivi al primo anno. Poi è iniziata la discesa: già l’anno dopo le domande di iscrizione iniziarono a scemare passando a 16.708. Per scendere sotto quota diecimila (9.561) nel 2007-2008.
AlmaLaurea ha infine quantificato l’incremento dei laureati in Scienze della comunicazione: nel 1998, quando c’era ancora il vecchio ordinamento ed il numero “chiuso” furono solo 620; nel 2002 salirono a 2.207; nel 2006 arrivarono a 12.874, poi 11.287 nel 2007 e 9.702 (ormai quasi tutti di primo livello) lo scorso anno.