Prosegue senza sosta l’emergenza nazionale diplomati magistrale, che attendono di conoscere il proprio futuro nelle prossime settimane. Ma le ipotesi prospettate negli ultimi giorni, ovvero di mantenere gli insegnanti esclusi dall’adunanza plenaria di dicembre un altro anno sui loro posti in attesa di un concorso semplificato, indispone ancora una volta i laureati in scienze della formazione primaria, che si sentono scavalcati dai colleghi diplomati.
I laureati: “Inaccettabile. L’ultimo dei diplomati viene prima del primo dei laureati”
Emma Villani, su Il Corriere della sera, spiega il punto di vista dei laureati in Scienze della formazione primaria nuovo ordinamento, che ancora una volta li oppone ai maestri diplomati magistrale: “Inaccettabile la proposta di garantire un ulteriore contratto annuale ai ricorsisti usciti sconfitti dalla sentenza della Plenaria di dicembre 2017, che continueranno a permanere illegittimamente su posti che evidentemente non spettano loro”.
A farne le spese, pertanto, sarebbero proprio i laureati, perchè “continuano a permanere in seconda fascia e sono considerati in subordine persino a coloro che si sono riscoperti insegnanti grazie alla macchina dei ricorsi che è stata messa in atto dal 2014 e che il Consiglio di Stato avrebbe dovuto disinnescare”.
Il rischio, per il presidente del coordinamento, Emma Villani, è il “paradosso per il quale il primo dei laureati avrà minori diritti dell’ultimo dei diplomati, ossia di chi ha un semplice titolo di scuola secondaria vecchio di almeno sedici anni e neanche un briciolo di cultura pedagogica e didattica”.
Ancora più duro il commento di Elisabetta Nigris, presidente del coordinamento dei corsi di laurea in scienze della formazione. A proposito del fatto che molti diplomati non abbiano superato il concorso, Nigris attacca: “Nel 2012 e 2016, gran parte dei candidati sono stati bocciati perché non sapevano scrivere in italiano. E ora cosa facciamo? Assumiamo persone che non sanno scrivere per insegnare a scrivere?” Inoltre, prosegue De Nigris, “nessuno vorrebbe un infermiere che opera un intervento chirurgico, un diplomato che ci difende in una causa; e la firma di un geometra è illegale in situazione in cui è richiesta quella di un ingegnere”.
Ovviamente, non si può certo dire che le intenzioni del coordinamento siano quelle di screditare l’intera categoria di diplomati magistrale. Infatti, è ben noto che ci sono moltissime maestre in possesso della laurea che però lavorano grazie al titolo abilitante.
I diplomati magistrale, hanno ricevuto nel frattempo la brutta sorpresa di non essere contemplati del decreto di aggiornamento delle GaE. Per questo motivo, immediatamente, si sono mossi gli studi legali e il sindacato Anief, che ha avviato “una nuova azione legale, per sollevare dinnanzi al Tar del Lazio una precisa questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, al fine di evidenziare la violazione da parte dello Stato italiano dell’art. 5 dell’Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato allegato alla Direttiva Comunitaria 1999/70/CE”.
Infatti, “il mancato inserimento nelle GaE dei docenti con diploma magistrale abilitante, infatti, secondo lo studio effettuato dall’Ufficio Legale Anief, viola la clausola 5 dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato allegato alla Direttiva 1999/70/CE poiché, se non fosse possibile l’inserimento nelle GAE, l’ordinamento interno non prevedrebbe alcuna efficace misura preventiva o sanzionatoria rispetto all’illegittima reiterazione dei contratti a termine stipulati dagli insegnanti in possesso del diploma magistrale”.
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