Nel nostro Paese ci sono pochi laureati e la crisi fa perdere appeal al titolo di studio più alto. Dati alla mano è difficile, se non impossibile, che nel 2020 venga raggiunto l’obiettivo europeo del 40% di laureati nella popolazione tra i 30 e i 34 anni. L’allarme è stato lanciato il 29 maggio a Torino durante la presentazione del XVI Profilo dei Laureati italiani, discusso al convegno “Opportunità e sfide dell’istruzione universitaria italiana”, ospitato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Bra (Cuneo).
La ricerca del Consorzio che riunisce 64 università italiane, riguarda quasi 230.000 laureati che hanno concluso gli studi nel 2013. Più di 132.000 hanno conseguito una laurea di primo livello, oltre 65.000 una specialistica – magistrale e più di 24.000 una specialistica/magistrale a ciclo unico.
Dopo l’aumento delle immatricolazioni dal 2000 al 2003 quando si raggiunse +19%, successivamente il calo è stato irreversibile: dal 2003 (col suo massimo storico di 338 mila) al 2012 (con 270 mila) la riduzione è stata del 20%. Oggi solo 3 diplomati su 10 si iscrivono all’università. Nella fascia d’età 25-24 in Italia il 21% è laureato contro il 39% medio nei Paesi Ocse. “Le aspettative – osserva il Rapporto – di raggiungere l’obiettivo fissato dalla Commissione Europea per il 2020 (40% di laureati nella popolazione di età 30-34 anni) sono ormai evidentemente vanificate per il nostro Paese”
“Tuttavia – ha commentato Andrea Cammelli, direttore del Consorzio Almalaurea – ancora oggi, e nonostante le difficoltà del nostro paese a risollevarsi dalla crisi, la laurea tutela il giovane sul mercato del lavoro più di quanto non lo faccia il diploma”.
“La condizione di instabilità e precarietà per il proprio futuro – ha concluso Cammelli – influenza inevitabilmente le scelte e i comportamenti degli studenti”.
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