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I laureati italiani sanno meno dei diplomati finlandesi, Vecchioni: “Se si parla di renne e salmoni è vero. Ocse? Non so cosa sia”

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Nel corso della puntata del 14 dicembre di In Altre Parole, programma di La7 condotto da Massimo Gramellini, il cantautore ed ex docente Roberto Vecchioni ha commentato duramente lo studio Ocse secondo cui i laureati italiani sanno meno dei diplomati finlandesi.

“La Finlandia cosa ha prodotto in pittura, scultura, letteratura?”

Ecco le sue parole: “Queste cose mi fanno arrabbiare. Questa Ocse non so cosa sia, penso sia un vecchietto arrabbiato che sta in soffitta e ogni tanto parla male degli italiani”.

Vecchioni, con ironia, ha sbottato: “Qui la critica non è agli italiani medi, che come cultura effettivamente siamo calati parecchio, ma ai laureati italiani che sanno meno dei finlandesi. Mettiamo le cose in chiaro. Voglio bene alla Finlandia, però, cosa sanno in Finlandia? Fin quando si parla di renne e salmoni ne sanno più di noi. Quali intellettuali storici finlandesi? La Finlandia cosa ha prodotto in pittura, scultura, letteratura? Io so molto della Finlandia, i finlandesi non sanno niente dell’Italia. E hanno il dovere di saperlo”, ha concluso.

Il commento di Gramellini

I dati alquanto preoccupanti in merito alle competenze e le conoscenze degli italiani raccolti dalla rilevazione Ocse-Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) sono stati commentati qualche giorno fa dallo stesso Gramellini.

“La ricerca Ocse secondo cui un laureato italiano sarebbe più ignorante di un diplomato finlandese mi ha lasciato di stucco. I ragazzi delle nostre scuole superiori hanno verifiche praticamente quotidiane e il record mondiale di compiti a casa”, ha esordito.

Gramellini si è chiesto il motivo di questa differenza: “Non mi pare che da noi le lauree si regalino, infatti sono sempre di meno. Allora perché a Helsinki uno sbarbatello del liceo ne sa più di un nostro ‘dottore’? Sarà l’aria frizzante o la zuppa di salmone che stimola le sinapsi? Sono andato a curiosare e ho scoperto che in Finlandia esiste solo la scuola pubblica: il figlio dell’imprenditore va in classe con quello dell’operaio, anzi non ci va proprio perché le classi non esistono e ci si sposta da un gruppo all’altro in base alle necessità di apprendimento”.

“Poi ci sono gli insegnanti, che per diventare tali devono superare selezioni durissime, ma vengono pagati come dirigenti d’azienda, e anche per questo trattati con rispetto da genitori e ragazzi. Nelle interrogazioni, spesso sono gli allievi che fanno le domande e dalla qualità dei loro quesiti i professori capiscono se hanno davvero studiato”, ha aggiunto.

“Quanto ai voti, si assegnano in base alle potenzialità di ciascuno (valutate insindacabilmente dall’insegnante): il 2 preso da chi partiva da 0 vale come il 10 di uno che partiva da 8. Certo, la Finlandia è un posto piccolo, però con idee grandi. Noi siamo un posto grande con idee piccole. E ci siamo anche dimenticati che proprio a scuola avevamo imparato a copiare da quelli più bravi”, ha chiosato.

I risultati

Secondo la rilevazione Ocse-Piaac le persone dai 16 ai 65 anni, una su tre, hanno capacità linguistiche o matematiche scarse o molto scarse, comunque insufficienti.

Rispetto alla scorsa edizione i risultati sono lievemente peggiorati, con un aumento del 7 per cento (dal 28 al 35) di coloro che non arrivano al livello sufficiente. Secondo il Piaac – che si è svolto nel 2022-23 su un campione di popolazione tra i 16 e i 65 anni in 31 Paesi e in Italia in particolare con un campione di 4847 adulti, rappresentativi di circa 37,4 milioni di persone – i risultati del nostro Paese sono al di sotto della media Ocse.

Se a questo si aggiunge che quasi un adulto su due (40 per cento) ha un’occupazione che non c’entra niente con quello per cui ha studiato e che il 18 per cento è sotto-qualificato per il lavoro che fa (la media Ocse è 9 per cento) e un altro 15 è troppo qualificato (media Ocse 23 per cento) ce ne è abbastanza per lanciare l’allarme.