“Come era già accaduto 20 anni fa, noi lettori dell’Università di Catania ci siamo trovati costretti a ricorrere ex novo alle vie legali per cercare rimedio all’ultimo affondo alla nostra professionalità inflitto dall’uscente rettore Recca, complice la legge Gelmini (articolo 26, comma 3, legge 240/2010). È doveroso chiedersi come mai, tra le 67 università statali italiane, solo quelle di Catania, di Bergamo e del Salento hanno ritenuto di dover applicare la legge Gelmini: solo tre università in tutto il paese!
È molto probabile che le altre università si siano rese conto che la predetta legge ha degli evidenti profili incostituzionali e discriminatori (come già sottolineato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) e nel caso assai probabile in cui esse dovessero soccombere nei giudizi in tribunale, sarebbero tenute a pagare, oltre a tutte le somme trattenute sugli stipendi mensili, anche le spese legali e gli interessi. La nostra università forse non si è resa conto di tutto questo, o non ha voluto rendersene conto? Oppure sarà semplicemente perché le altre 64 università non hanno voluto penalizzare pesantemente ancora una volta un’importante categoria di lavoratori universitari soltanto perché stranieri?
Qualunque sia il motivo, dal punto di vista didattico la professionalità e la dedizione dei docenti di madrelingua straniera non è mai stata messa in discussione, e di fatto molti di essi lavorano nell’università da oltre 20 anni senza interruzione svolgendo mansioni sostanzialmente equiparabili a qualunque altro ricercatore o professore della materia, tant’è vero che i ricorsi avviati negli anni dai lettori di madrelingua straniera per un contratto a tempo indeterminato, per il riconoscimento della figura professionale, per una giusta retribuzione e per la ricostruzione della carriera (scatti di classe e di anzianità) sono stati sempre accolti positivamente in tribunale.
Alcune di queste sentenze sono ormai passate in giudicato, altri ricorsi sono stati accolti in primo grado ma devono ancora, a distanza di tanti anni, completare l’estenuante percorso giudiziario. Ma tutta questa giurisprudenza accumulata negli anni non ha impedito all’amministrazione dell’uscente rettore di escogitare un utilizzo manipolativo e decisamente discutibile della legge Gelmini per colpire nuovamente la nostra categoria.
Tuttavia, nonostante questo attacco chiaramente discriminatorio nei nostri confronti, continuiamo tuttora a espletare le nostre consuete mansioni e monte ore con la stessa professionalità e la stessa serietà di sempre, ma chiamiamo l’attenzione di tutto il mondo politico e accademico, locale, nazionale ed europeo, nella speranza di convincere il Consiglio di amministrazione dell’Università di Catania a revocare con urgenza e definitivamente le delibere del 13 luglio e del 30 novembre 2012.
Solo in questo modo si potranno fermare i ricorsi di emergenza e di merito già depositati e in procinto di essere depositati presso il Tribunale del Lavoro. Augurandoci che, sul piano nazionale non si voglia estendere alle altre università il «modello» Gelmini, applicato per ora nei primi tre atenei, portando a una precarizzazione ancora maggiore di figure già ampiamente sfruttate.”
***Suzanne Vickery, Tony Lawson, Jean-Yves Le Léap – Coordinamento dei Lettori di madrelingua straniera
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