Attualità

I libri? Assenti dai programmi dei partiti

Se interessano poco perché metterli nei programmi elettorali? La lettura, e dunque i libri, non fanno parte della cultura dei partiti italiani il cui interesse sembra essere altro, forse anche in sintonia con chi disse che con la cultura non si mangia.

Nasce anche da questa semplice constatazione l’intervento di Nicola Lagioia, scrittore premio Strega e direttore del Salone Internazionale del libro di Torino, su La Stampa nel quale fa notare con rammarico come la cultura sia praticamente assente o solo accennata dalle proposte di tutti i partiti politici.

 “In Italia- scrive Lagioia- , com’è noto, si legge poco. La differenza tra centro-nord e Mezzogiorno è sconcertante anche in questo campo. A chi dovesse credere che approccio al libro e potere d’acquisto non siano in relazione, consiglierei di incrociare la classifica delle regioni italiane ordinate per reddito medio con quella che fa riferimento agli indici di lettura: le graduatorie coincidono quasi implacabilmente”.

E questo anche se “Con i suoi pochi lettori, il mercato del libro genera in Italia oltre tre miliardi di fatturato. Come notava il presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi, si tratta della prima industria culturale del paese, un settore che vale economicamente più del cinema, della musica, del teatro, del sistema museale. L’editoria riesce inoltre a mantenersi sul mercato, campa dei propri lettori. Non è scontato quando si parla di cultura…”.

Tuttavia, sottolinea Lagioia, in Italia manca “una vera grande legge per il potenziamento e la promozione del settore”, mentre “Riguardo all’editoria, serve una nuova legge di settore per sostenere tutti i soggetti della filiera: case editrici, librerie, distributori, traduttori, autori e autrici tra cui anche illustratori e fumettisti. Occorre rafforzare il Piano nazionale per la promozione della lettura, favorendo virtuose sinergie tra reti di scuole, biblioteche, archivi e luoghi della cultura e potenziare il Centro per il libro e la lettura e l’investimento sulla Capitale italiana del libro”.

Eppure, tuona Lagioia, “abbiamo un’offerta di grande qualità. Le case editrici italiane sembrano progettate per mercati più maturi, ricchi e sviluppati del nostro. Siamo il paese di Aldo Manuzio, dalla nostra scuola sono venute fuori nei decenni personalità di enorme spessore, audacia, inventiva. Tra editor, traduttori, redattori, grafici, possiamo inoltre contare su professionisti molto competenti (non di rado pagati male, le condizioni di chi lavora nell’editoria sono un tema mai affrontato sul serio) che di fatto consentono di non scendere sotto uno standard che rimane alto“.

Da qui dunque l’invito dello scrittore, visto che è assente dai programmi dei partiti che si sfideranno il 25 settembre, a creare un “sistema di leggi in grado di sostenere, incentivare e collegare in maniera virtuosa i grandi operatori della filiera: editori, librerie, biblioteche, scuola”.

“La promozione della lettura è una battaglia di civiltà sul fronte interno, mentre all’estero rafforzerebbe in modo non banale la nostra influenza. Puntare sui libri in un paese come l’Italia: è uno dei rari temi su cui l’intera classe politica potrebbe dirsi d’accordo. E possibile saperne qualcosa, o meritiamo solo urla e schizzi da questa campagna elettorale”.

Pasquale Almirante

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