Ci sono, purtroppo, due patologie gravi che da anni affliggono il mondo della scuola cui non è stato trovato un antidoto oppure un vaccino per inocularlo: ci riferiamo alla “promuovite” e alla “progettite”.
La prima malattia, negli ultimi tempi, è diventata irreversibile, perché si promuove sempre di più e le percentuali sfiorano quasi il 100%.
Da una parte vi sono i docenti, i quali per non avere rogne dai dirigenti scolastici e scocciature dai genitori si mostrano di manica molto larga verso la promozione e dall’altra vi sono proprio i presidi che “obbligano” i docenti a cercare tutte le soluzioni possibili e immaginabili per far sì che l’alunno anche con il raggiungimento di una banalissima e insignificante competenza dal punto di vista didattico, venga annesso alla classe successiva.
Tutto questo perché il dirigente scolastico è dovuto a rendicontare al MIUR i risultati che sono stati raggiunti nella scuola che dirige, altrimenti Viale Trastevere taglia i fondi. Insomma la scuola è entrata in un circolo vizioso da cui difficilmente si potrà uscire.
Alle promozioni facili fanno da contrappeso un’altra malattia molto grave della scuola italiana ed è la “progettite”, questa mania schizofrenica di fare tanti e solo progetti di tutte le specie, di tutte le misure per accontentare le diverse consorterie, rese ancora più velenose dal famigerato bonus premiale che ha creato un verso e proprio sconquasso nella scuola e alimentato dissapori, discordie e lotte intestine.
C’è da dire che la “profgettite” è, purtroppo, un male che difficilmente potrà essere eradicato, ma può essere tenuto a freno soltanto se si prenderà effettivamente coscienza che la “progettite” ha annullato la didattica nelle classi.
Ci devono venire incontro, ed è un dato inconfutabile, che scarse competenze che gli alunni italiani hanno nella lingua italiana, in quanto manca un esercizio attivo di lettura e di scrittura.
Occorre, quindi, trovare un farmaco per curare queste due gravissime patologie della scuola del nostro tempo, prima che il fenomeno diventi letale. Se lo vogliamo siamo ancora in tempo: domani sarà troppo tardi.
Mario Bocola
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