I quadri e i manager aderenti alla Cida, la Confederazione sindacale dei dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato, si mettono “a disposizione del progetto sull’alternanza scuola-lavoro” perché “convinti sostenitori”.
Secondo quanti scrive Adnkronos, il presidente della Cida, si starebbe cerando “un elenco di manager che, a titolo gratuito e in collegamento con il ministero della Pubblica istruzione, si rendono disponibili a svolgere questo ruolo fondamentale per il successo di questa iniziativa”.
“Alla base della ‘filosofia’ del progetto sull’Alternanza Scuola Lavoro è un concetto altamente sfidante, cioè quello di riuscire, finalmente, ad unire il sapere e con il saper fare. Un’idea apparentemente semplice ma dalle potenzialità ‘rivoluzionarie’ se si riuscisse a creare un efficace canale di collegamento fra il mondo della scuola e quello del lavoro. Un canale, si badi bene, aperto a tutti, senza corsie preferenziali basate sul ceto o sulla classe sociale”.
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“Vogliamo che i nostri giovani studenti si confrontino con il mondo del lavoro in prima persona, calandosi in realtà a volte lontane dalla preparazione scolastica. Un’esperienza che per essere formativa, deve necessariamente prevedere la figura di un ‘tutor’, di una persona con le competenze e le conoscenze indispensabili ad accompagnare lo studente in questo ‘viaggio’ nel mondo del lavoro. I quadri ed i manager della Cida hanno queste caratteristiche”.
“L’obiettivo – ha spiegato il segretario regionale Cida Umbria, – è quello di ridare slancio a questa iniziativa, sulla quale si sono concentrate critiche e incomprensioni. L’alternanza scuola-lavoro consiste in un’attività obbligatoria per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori e dei licei, ed è una delle innovazioni più significative della legge ‘Buona Scuola’, in linea con il principio della scuola aperta. Una normativa ed uno strumento, insomma, che ‘forza’ in qualche modo due realtà ad incontrarsi. Del resto sono almeno trent’anni che si parla di avvicinare la scuola al mondo del lavoro, e viceversa; o che ci si lamenta del fatto che la scuola non prepari adeguatamente all’inserimento dei giovani nella dimensione professionale adulta”.
Le prime testimonianze dell’esperienza alternanza scuola-lavoro sono contraddittorie, dice la Cida “con casi ai limiti dello sfruttamento ad episodi di eccellenza. D’altra parte è molto difficile riuscire a trovare i giusti spazi per circa 150.000 studenti l’anno nelle imprese, negli enti pubblici, negli studi professionali, per consentire loro di fare un’esperienza formativa significativa”. “Questo è ancora più vero in una realtà territoriale come l’Umbria. La disponibilità – ha spiegato – spesso non c’è, o se c’è questa rischia di limitarsi alla classica situazione per cui il ragazzo viene messo a sedere in un ufficio a leggere qualcosa, o tutt’al più indirizzato a fare le famigerate ‘fotocopie’. Cida ha voluto mettere attorno ad un tavolo professionalità ed esperienze diverse per individuare ed analizzare i fattori di crisi e trovare le soluzioni più idonee”.