Didattica

I meme come strumento didattico, ecco come usarli

I meme artefatti digitali ormai diffusissimi nei social possono essere strumenti utili da integrare nella didattica tradizionale.

Cosa sono i meme? I meme sono artefatti digitali utilizzati sui social e nel linguaggio digitale, molto diffusi soprattutto tra i ragazzi.

Cosa sono i meme

Si tratta di immagini ironiche accompagnate da un breve testo che hanno l’obiettivo di comunicare e trasmettere qualcosa di preciso ma in maniera ironica e che grazie ai social diventano virali.

Il nome è stato coniato alla fine degli anni Settanta dal biologo evoluzionista Richard Dawkins, che ha creato il concetto del meme culturale prendendo la parola meme dal greco mimesi (imitazione) proprio per identificare un piccolo pezzo di cultura, che si tramanda da una generazione all’altra e può essere intesa come l’equivalente culturale di un gene.

In sostanza, il meme indica tutto ciò che è replicabile nella cultura. Esempi di meme possono essere le melodie, le idee, gli slogan, così come possono esserlo gli abiti di moda o modi di fare. In maniera analoga ai geni, che si propagano “saltando da un corpo all’altro tramite spermatozoi o uova, così i meme si propagano saltando da un cervello all’altro, attraverso un processo che, in senso lato, può essere chiamato imitazione”.

Come riporta Agenda Digitale è possibile trasformare i meme in un “artefatto metacognitivo e didattico contemporaneo, adatto a svelare i fraintendimenti, le comprensioni e le incomprensioni e allo stesso tempo motivante e coinvolgente per gli studenti”.

I meme in ambito didattico

Secondo l’autore del testo, sono diversi i motivi del possibile utilizzo dei meme in ambito didattico. Prima di tutto vanno presi in considerazione perché i meme sono degli elementi multimediali con fortissimo impatto comunicativo, non prenderli in considerazione vorrebbe dire aumentare la distanza tra la scuola e i ragazzi nei confronti del linguaggio usato nella vita quotidiana dagli adolescenti. Usare lo stesso linguaggio, camminare sullo stesso terreno renderebbe la didattica più accattivante e più seguita dagli studenti.

Un altro aspetto fondamentale da prendere in considerazione è legato al fatto che l’intelligenza artificiale non è ancora in grado di produrre Meme , perché ovviamente non riesce a mettere insieme più contenuti che nel complesso fanno allusioni e comunicano magari l’esatto contrario del messaggio stesso.

In sostanza, l’IA non è in grado (aggiungerei per fortuna) a mettere insieme elementi specifici di una cultura, significati specifici dei simboli e di altri elementi che appunto messi insieme assumono un significato diverso.

In un contesto sociale dove l’intelligenza artificiale sta prendendo sempre più piede, anche con strumenti come la chatgbt che potrebbe avere un impatto devastante anche nella didattica se non opportunamente controllata, lavorare con gli studenti su comunicazioni multimediali ma umane diventa aspetto molto rilevante da prendere in considerazione.

In definitiva, è importante lasciarsi alle spalle l’idea che il meme sia solo una immagine con una battuta divertente. La storia del meme che parte dal web 2.0, è cioè dalle origini dei contenuti multimediali, è parte integrante di una fase sociale in cui sono le persone stesse a fare i contenuti in Rete. Produttori e consumatori dei contenuti allo stesso livello.

Insieme ai blog, ai wiki, ai social network ai podcast, il meme è uno strumento per produrre contenuti.

Può essere usato nella didattica su numerose discipline e materie, storia, filosofia, matematica, arte.

Sta al docente formarsi tramite i tanti corsi o documenti presenti in Rete e provare a creare meme da inserire nelle lezioni.

Gli studenti ne rimarranno sicuramente felici.

Dino Galuppi

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