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I ministri Ue: la lotta contro il terrore parte dalle scuole

Anche i ministri Ue sono d’accordo: la lotta contro il terrorismo comincia molto prima del tentativo di contrasto degli attenti in cui si affanna oggi mezza Europa. Comincia sui banchi di scuola, mettendo in opera quanto possibile per tentare di evitare il crearsi di quelle sacche di mancata integrazione che costituiscono il terreno fertile per l’attecchire della radicalizzazione. Gli Stati Ue lo sanno, se lo erano detti già all’indomani dell’attentato a Charlie Hebdo e oggi, ad una settimana dagli attacchi di Parigi e con Bruxelles paralizzata dalla minaccia di eventi simili, ribadiscono la volontà di passare alle proposte concrete. “La conclusione è chiara: dobbiamo investire di più nel sistema educativo, nelle scuole, nell’accoglienza dell’infanzia, nelle strutture e nei programmi per la gioventù”, riassume alla fine della riunione dei ministri di Gioventù ed Educazione dei ventotto Claude Meisch, ministro per l’Educazione del Lussemburgo, Paese che detiene la presidenza di turno dell’Ue.

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“È nelle nostre scuole – sottolinea – che si giocherà l’avvenire dell’Europa” perché “se le misure antiterrorismo sono essenziali per ridurre il rischio immediato di attacchi, per prevenire e sradicare questi fenomeni alla radice bisogna capire cosa è successo a Parigi. Bisogna chiedersi: perché giovani francesi hanno ucciso altri giovani francesi? Perché giovani europei hanno ucciso giovani europei? Da dove viene questo sentimento di marginalizzazione tra gente di 20-25 anni? Perché non hanno visto prospettive di avvenire?”. Ad anticipare il crearsi di simili situazioni deve essere proprio il sistema educativo che, hanno concordato i ministri, “deve essere preparato alla situazione multiculturali che esiste in molti Stati membri, deve dare le stesse possibilità di avvenire a tutti i giovani indipendentemente dalle loro origini e dalla loro religione”, afferma Meisch.

La Commissione europea è intenzionata ad accompagnare i Paesi in questo processo tutt’altro che scontato. “Continueremo a supportare gli Stati in questo lavoro e voglio ri-orientare i nostri programmi di finanziamento verso i progetti per una più rapida integrazione”, annuncia il commissario Ue per la Cultura, Tibor Navracsics. Su Erasmus+, spiega, “abbiamo già fatto in modo che nel 2016 la priorità per i finanziamenti andrà a progetti sull’integrazione e sul combattimento della radicalizzazione”. Inoltre, continua il commissario “la Commissione nelle prossime settimane lancerà un bando per la presentazione di proposte da 10 milioni di euro per supportare progetti anti-radicalizzazione sul terreno”.

“Noi condividiamo l’idea che in un contesto eccezionale debba esserci una volontà di avere anche il coraggio di politiche europee eccezionali”, sottolinea il ministro italiano per l’Istruzione, Stefania Giannini. Secondo quanto proposto dall’Italia, spiega, il ministro l’integrazione potrebbe cominciare da “un’educazione civica europea come punto strutturale” del percorso formativo. “Un’ora, un momento che non sia solo occasionale”, specifica Giannini, secondo cui “a questo si deve abbinare una Schengen degli insegnanti, cioè l’idea che gli insegnati nella loro formazione possano condividere le buone pratiche e possano avere, anche qui, strutturalmente e con continuità esperienze condivise”.

Pasquale Almirante

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