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I Ministri vanno e vengono. Ma della scuola non importa a nessuno

I ministri vanno e vengono. Le poltrone cambiano a Viale Trastevere, ma i problemi annosi e atavici che i diversi ministri avvicendatisi al Miur hanno tentato dal 1948 di risolvere sono sempre lì e sicuramente resteranno irrisolti perché ognuno scuote la polvere da sotto i piedi, ma non cerca di migliorare una scuola fasciata, derelitta, diroccata, anzi la fa sprofondare di più.

Siamo di fronte a un nuovo cambio di ministro. Fioramonti aveva chiesto tre miliardi di euro da investire nella scuola italiana, anzi aveva promesso che se questi stanziamenti non fossero arrivati, si sarebbe dimesso. E lo ha fatto, ha mantenuto la parola data. Ma i problemi della scuola sono lì, più gravi, più insanabili. Parlare della scuola e del suo stato di salute non importa a nessuno: né alla politica, né all’opinione pubblica.

La scuola viene sempre più lasciata ai margini, considerata un ammortizzatore sociale, un calderone dove non è necessario investire, un pezzo dello Stato italiano che bisogna portare avanti come un carrozzone, ma di concreto della scuola (e la verità brucia) non gliene frega niente a nessuno.

Si dice a chiacchiere che bisogna investire sulla scuola, bisogna cambiarla, renderla più tecnologica, moderna, ma lo si dice solo a parole, si dice che è urgente aumentare gli stipendi degli insegnanti perché sono molto lontani dalla media degli altri Paesi europei, ma non lo si fa, meglio ancora non lo si vuole fare, perché della scuola, in concreto non gliene frega a nessuno.

Gli standard di apprendimento e di valutazione dei nostri alunni sono all’ultimo posto tra i Paesi europei, gli studenti italiani non possiedono le abilità minime di lettura e di scrittura, non sanno produrre una frase minima di senso compiuto e, mentre i Ministri dell’Istruzione vanno e vengono la nostra scuola sprofonda sempre più in basso. Quando si devono applicare tagli alla spesa pubblica dove si interviene? Ovviamente sulla scuola che la società italiana considera un binario morto, un carrozzone della Pubblica Amministrazione dove non occorre affatto investire. E in siffatto modo si disincentivano gli insegnanti, gli alunni diventano sempre più ignoranti perché non viene applicata una inversione di tendenza.

Gli insegnanti possono pure “scoppiare” nelle classi, ma saranno sempre accontentati con le briciole, con aumenti irrisori perché manca la volontà da parte della politica del nostro Paese di fare serie proposte di investimento su tutta la scuola.

Ora si attende la nomina di un nuovo Ministro al Miur e al 100%, la musica non cambierà, anzi sarà sempre la stessa. Continueremo, infatti, le solite ed anacronistiche litanie sull’adeguamento degli stipendi dei docenti italiani ai colleghi europei (che non ci saranno mai!), sulla sicurezza delle scuole e tanti altri bla bla vuoti e inconcludenti, senza che nessun Ministro si preoccupi seriamente delle condizioni reali degli studenti italiani, delle loro scarse competenze linguistiche.

Al nuovo Ministro cosa chiediamo? In primis, tornare a fare esercizi di analisi grammaticale e logica nelle scuole primarie e secondarie di I grado, se si vogliono innalzare le competenze linguistiche dei nostri alunni, perché siamo messi veramente male.

 

Mario Bocola

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