I nuovi schiavi sono i prof?

Stefano Zecchi ha scritto un articolo su IlGiornale.it. dal titolo “I nuovi schiavi sono i prof”.

In poco tempo, attraverso la funzione della condivisione, ha invaso i media sociali, le testate giornalistiche online, i blog…

Il giornalista e accademico italiano non dice nulla di nuovo! Fotografa la condizione dei docenti dalla prospettiva più semplice. La stessa che molti altri commentatori presentano.

Parafrasando un detto: non bisogna sempre guardare il dito, ma anche la luna che indica. In altri termini, è necessario analizzare la situazione da una diversa prospettiva.

Mi spiego. I professori non erano obbligati ad assumere la funzione di commissari. Prima di accettare l’incarico, conoscevano il compenso irrispettoso e indegno! Pertanto la responsabilità non è dell’Amministrazione, bensì loro.

La situazione, purtroppo, non rappresenta un’eccezione, bensì è una regola non scritta che ha portato 8.003 docenti ad assumere la funzione di Animatori Digitali, 24.000 insegnanti ad accettare l’incarico di far parte del Team d’Innovazione, molti colleghi (in senso lato) a “regalare” quotidianamente ore per attività e iniziative a diverso titolo…

Probabilmente molti di questi colleghi si lamentano dello stipendio basso, discutono nei corridoi sulla loro condizione di sfruttati, de prossimo irrispettoso contratto economico ma poi…

Non sanno che in questo modo sono parte di una rappresentazione, imposta dalla controparte, dove il massimo consentito è quello di parlare, discutere, perché funzionale a tenere sotto controllo la rabbia, depotenziandola della sua dirompente possibilità di “rompere” con la situazione attuale.

E’ il modello del talk-show, dove la chiacchiera diventa raramente azione. In altri termini, prendendo a prestito la terminologia marxiana. si crea un corto circuito tra la teoria e la prassi, favorendo l’apologia indiretta del presente, grazie all’inazione.

Ritengo che si possa superare questa diffusa accettazione del presente con prese di posizione rispettose delle regole democratiche.

Nel mio piccolo ho rifiutato, ad esempio, l’incarico di Animatore digitale e la proposta di far parte del team d’Innovazione, perché gli obiettivi imposti dall’Amministrazione erano assolutamente spropositati rispetto all’eventuale compenso.

Sono F.S. per le Tic. Gli obiettivi di questo incarico sono sostanzialmente “equilibrati” rispetto al compenso. Li ho scelti io! Svolgo attività di formazione e porto avanti progetti didattici con compensi accettabili, sempre dignitosi del mio profilo di insegnante, sapendo che l’Amministrazione – quando questa è il mio committente – non potrà mai stare dietro alle leggi del mercato.

Ricevo molti consensi sulla mia posizione. Mi piacerebbe però che questo sostegno verbale si traducesse in comportamenti e azioni di tutta (o quasi) la categoria. Senza questa trasformazione dell’azione del singolo in un “sentire e agire comune” non si va da nessuna parte!

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