I nuovi stranieri a caccia di crediti d’italiano ed educazione civica
Il 28 luglio il Consiglio dei ministri ha approvato un corposo Dpr che, tra le varie disposizioni, prevede un accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato. Questo, in sintesi, è quanto stabilito: per il cittadino non italiano che entra per la prima volta in Italia, di età superiore ai 16 anni, si attiverà un sistema di apprendimento incentrato sull’assegnazionepersonalizzata di crediti formativi. L’avvio della procedura sarà automatica, in occasione della presentazione della domanda del permesso di soggiorno, allo sportello unico o in Questura, ed impegnerà lo straniero interessato ad acquisire le basi della lingua italiana parlata e una sufficiente conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia.
Lo Stato assicurerà allo straniero la partecipazione gratuita ad una sessione di formazione civica dalla durata tra le 5 e le 10 ore: agli iscritti ai corsi verranno assegnati 16 crediti ed attraverso una frequenza positiva potranno raggiungere la soglia di 30 crediti, che darà diritto (al termine del biennio) di essere ammessi ad un test (anche questo gratuito) sulle materie affrontate durante le lezioni. Gli stranieri che non raggiungeranno i 30 crediti avranno un ulteriore anno di possibilità.
Un comportamento impeccabile a scuola non garantirà il lasciapassare per accedere al test: lo straniero che frequenterà poche ore o che subirà una condanna penale o di sottoposizione a misure di sicurezza personali, anche non definitiva, o avrà commesso gravi illeciti amministrativi o tributari, si vedrà decurtare il punteggio. Per gli stranieri che non frequenteranno le lezioni e che quindi non avranno accumulato alcun credito scatterà l’espulsione dal Paese.
Oltre ad una sufficiente conoscenza dell’italiano, le commissioni esaminatrice verificheranno, soprattutto, una sufficiente conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia, con particolare riferimento ai settori della sanità, della scuola, dei servizi sociali, del lavoro, degli obblighi fiscali e della cura dei minori.
Secondo il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, l’accordo di integrazione fra lo Stato e lo straniero rappresenta un passaggio “importante che va nel senso della responsabilizzazione e dell’integrazione dello straniero. E’ un’innovazione molto rilevante sul tema della gestione dei flussi di cittadini stranieri“. Per il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, non siamo di fronte ad “uno strumento punitivo”, ma ad una modello innovativo che “consente alla persona immigrata di far valere positivamente ciò che realizza”.