I lettori ci scrivono

I paradossi all’italiana

L’Italia è quel paese in cui si riaprono le discoteche, ma in modalità “statica”. In cui, in sostanza, devi ballare stando fermo. In cui Sandra Milo, incatenata sotto Palazzo Chigi, viene ricevuta da Conte.

In cui invece uno qualunque, incatenato sotto Palazzo Chigi, viene portato in Questura dalle forze dell’ordine. In cui  ai comuni mortali, per accedere alla professione di insegnante, vengono richiesti laurea, crediti formativi, formazione e aggiornamento continui. In cui invece, per ricoprire la carica di Ministro, basta la terza media.

In cui indicono un concorso straordinario per l’immissione in ruolo dei docenti precari in un balletto fra test a crocette, soli titoli e servizio, prova scritta a risposta aperta, con vittoria di quest’ultima. Perché si sa, non si possono affidare le sorti di un insegnante a delle crocette.

In cui indicono un concorso straordinario ai soli fini del conseguimento di  un’abilitazione affidando le sorti dei candidati niente poco di meno che… Alla meritocrazia, direte. No, a un test a crocette. In cui un docente precario plurititolato viene utilizzato per decenni nella scuola pubblica, ma poi ha bisogno di essere giudicato idoneo da un concorso per ottenere la stabilizzazione.

In cui la mobilità docenti è legata a un CCNI che le riserva una ristretta percentuale di posti, che finiscono quasi totalmente a personale in possesso di presunte precedenze. In cui un docente con pochissimo punteggio “scavalca” un docente con punteggio esorbitante. In cui il CCNI appare palesemente in contrasto con norme che sanciscono la priorità della mobilità rispetto alle nuove immissioni in ruolo.

In cui si parla di garantire  il ritorno a scuola a settembre sponsorizzando l’importanza della distanza di sicurezza, senza un minimo accenno alle modalità di rientro degli alunni con particolari disabilità e degli insegnanti di sostegno che tale distanza non potranno mantenerla. In cui si pensa di risolvere il problema “rientro a scuola” rendendo obbligatorio l’uso delle mascherine per i bambini, senza immaginare i nasi colanti che si celano dietro. In cui ci si riempie la bocca con la parola “inclusione” e con la parola “continuità” facendo finta di non rendersi conto che la realtà è ben diversa.

Eppure l’Italia non è solo questo. È anche la voce di tutti coloro che lottano quotidianamente contro questi paradossi. È la voce pacata, educata  e determinata di chi si oppone a chi fa la “voce grossa”. Ma è anche la libertà di decidere da che parte stare.
Noi lo sappiamo. E continueremo a lavorare per l’Italia che ci piace. Ma anche per quella che non ci piace. Saremo “scomodi” per molti, ma la verità è sempre una sedia scomoda.

Gruppo di insegnanti della provincia di Trapani “Corsi e ricorsi”

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