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I paradossi della riforma

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In fatto di riforma della scuola, c’è un dato strano su cui finora si è poco discusso.
Anzi più che strano, il dato è quasi paradossale.
Il Governo manda in Parlamento un disegno di legge che mette al centro della “nuova scuola” l’autonomia e il ruolo dei dirigenti scolastici, ma, dal prossimo settembre i dirigenti scolastici continueranno ad essere ampiamente insufficienti per gestire tutte le scuole del Paese.
E’ vero che la legge prevede una sanatoria per l’ampio contenzioso che si è creato con l’ultimo concorso  ma per ottenere i risultati sperati, il Ministero dovrà adottare due diverse procedure non propriamente semplicissime.
Proprio in queste ore l’Anp sottolinea che è necessario da parte della Amministrazione scolastica ”un supplemento d’impegno affinché il contenzioso sia chiuso nei tempi più rapidi, nel rispetto dei diritti dei colleghi coinvolti ma anche a salvaguardia della funzionalità del sistema scolastico regionale” e  conferma anche “il proprio interessamento affinché le incresciose vicende trovino la più efficace e sollecita composizione”.
Ma, il problema non si riduce al contenzioso in corso, dal momento che, comunque, a settembre ci saranno  più di 1.700 sedi senza un dirigente titolare: la situazione, in realtà, è molto variegata in quanto ci sono regioni con più del 30% delle sedi scoperte (per esempio Piemonte, Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia) e altre in cui invece le sedi sono tutte coperte o quasi (Calabria, Puglia, Basilicata). Peraltro in molte altre altre regioni la media delle sedi scoperte si aggira intorno al 15%.
Per affrontare il problema è dunque del tutto indispensabile che il Ministero dia avvio in tempi rapidi alle procedure per un nuovo concorso, annunciato da tempo e il cui bando è inspiegabilmente fermo in qualche cassetto di imprecisati uffici romani.
C’è da sperare, intanto, che nei prossimi giorni si risolva almeno il problema degli esoneri e dei semi-esoneri dei “vicepresidi”, indispensabile per dare una boccata di ossigeno alle scuole di maggiori dimensioni. C’è chi pensa che se ne dovrebbe parlare il 16 luglio in occasione di un incontro Ministero-sindacati, ma siccome i tempi sono strettissimi, è necessario passare ai fatti con decisioni tempestive ed efficaci, in caso contrario il naufragio della “Buona scuola” potrebbe essere sempre più probabile.