Appello dei Partigiani della Scuola Pubblica ai sindacati confederali per scongiurare la firma del contratto sulla mobilità.
I “Partigiani della Scuola Pubblica” si rivolgono direttamente ai segretari nazionali di Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola e Snals e chiedono che il contratto non venga sottoscritto: “Senza firme al contratto di mobilità – scrivono i Partigiani – i sindacati potrebbero valutare la possibilità di un ricorso avverso il comma 196 della Legge 107 che andrebbe a contrastare le norme e procedure contenute nei contratti collettivi rendendole inefficaci”.
“I Partigiani – prosegue il comunicato – dicono ‘no’ a qualunque condizione infranga i principi della Costituzione, tra cui spicca quello della chiamata diretta del dirigente scolastico. Nessun docente deve essere reclutato con una procedura che infrange ben 7 articoli della nostra Costituzione e che conferisce natura clientelare ad una professione nata e voluta libera dai padri costituenti! “.
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Per la verità la questione le disposizioni contenute nel comma 196 riprendono quasi alla lettera quelle contenute nella legge 15/2009 e ribadite nel “decreto Brunetta” dello stesso anno secondo le quali le norme di legge in materia di lavoro pubblico possono essere modificate per via contrattuale soltanto se espressamente consentito la legge stessa (in precedenza valeva il principio opposto: era sempre possibile derogare ad una legge a meno che la legge stessa stabilisse il contrario.
Il punto è che contro questo nuovo rapporto esistente fra legge e contratto i sindacati, pur avendo protestato (e non poco) ai tempi del ministro Brunetta, non hanno mai proposto ricorsi di sorta evidentemente perchè non ci sono i presupposti. Ovviamente la norma potrebbe essere abrogata mediante referendum.
Ora, i “Partigiani” intendono riproporre la questione; difficile dire se avranno successo.
Pr intanto con il loro appello chiedono ai sindacati di non firmare il contratto sulla mobilità. L’impresa (nobile e apprezzabile per chi ritiene che sarebbe meglio che la materia venisse regolata con un atto unilaterale del Miur) appare ancora più difficile.
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