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I pc oltre l’uomo: negli Usa arriva l’ateneo dei “futurologi”

“Buttare” l’occhio sugli accadimenti d’oltre Oceano può essere spesso utile a capire dove sta andando il mondo. E’ un po’ come fare un salto nel futuro. E mai come stavolta l’espressione è appropriata. Grazie ad una curiosa collaborazione tra i colossi Google e Nasa gli Stati Uniti si stanno infatti preparando all’apertura di una scuola universitaria speciale destinata ai “futurologi”, ossia gli scienziati che verranno preparati per gestire un’era in cui le macchine saranno più intelligenti dell’essere umano.
Sostenuta dal fondatore di Google, Larry Page, e da Peter Diamandis, amministratore delegato di X-Prize, la scuola non ricalcherà lo schema di un qualsiasi ateneo. Ma si ispirerà all’Università spaziale internazionale di Strasburgo, una scuola interdisciplinare e multi-culturale alla cui apertura contribuì Diamandis nel 1987.
Secondo “The Financial Times”, il nuovo istituto si chiamerà “Singularity University” e sarà guidato da Ray Kurzweil: è lui l’inventore, informatico e saggista statunitense che ha previsto, per la metà di questo secolo, la nascita di una nuova civiltà in cui l’intelligenza artificiale supererà le facoltà umane. Il saggista e scienziato rese popolare il termine (singolarity) con il suo saggio uscito negli Stati Uniti nel 2005 “La singolarità è vicina”. E tra poco più di quarant’anni l’uomo sarà chiamato a vivere proprio questa “singolarità tecnologica”.
Kurzweil ritiene in pratiche che per il 2050 i computer iper-umani riusciranno a gestire autonomamente anche problematiche su cui oggi il genere umano si interroga con ansia, come il surriscaldamento globale, la fame e la scarsità delle risorse energetiche.
Le teorie del “futurologo” non hanno sempre riscosso consensi: non pochi scienziati si sono espressi per dimostrare che si tratterebbe di conclusioni tutte da verificare. Ma sebbene lo studioso sia molto criticato, Nasa e Google hanno deciso di dargli fiducia.
Ma per Kurzweil non ci sono dubbi: avviare oggi di l’Università dei “futurologi” non è affatto prematuro: “anche perché – sostiene – molte tecnologie sono vicine al momento in cui la macchina scavalcherà l’uomo”. Ma gli uomini, viene da chiedersi, sono altrettanto pronti per questo passaggio epocale che li potrebbe mettere anche in disparte a favore di fredde, anche se potentissime ed iper-efficienti macchine? La storia degli ultimi 200 anni ci dice che qualsiasi invenzione non potrebbe “attecchire” nella società se questa non fosse seriamente pronta a recepirla. Una condizione che la dice lunga su quanti anni occorra attendere per la messa a regime di teorie complesse o di prototipi tecnologici avanzati. Del resto, se una fetta degli scienziati e guru degli iper-avanzati Stati Uniti tentennano ci sarà pure un motivo.
Alessandro Giuliani

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