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I politici che giocano con l’iPhone in Parlamento

Forse è perché si annoiano, forse perché è stato già tutto stabilito e del loro parare non c’è bisogno, forse perché non gliene frega nulla del Parlamento, sta di fatto che, secondo quanto leggiamo ne “Giornalettismo”, i parlamentari beccati a giocare con iPhone o tablet o a conversare amabilmente sono tanti.
Ma c’è pure chi ricorda i casi di deputati e senatori che si concedono partite a poker, visite a siti pornografici, giochi vari, con una lista alquanto lunga che evitiamo di citare, benchè la marachella, diciamocosì, rimane.
Come rimane per i ragazzi che durante le ore di lezione, invece di partecipare alle attività didattiche, da sotto il banco tirano gli attrezzi tecnologici e giocano, divertendosi sulle loro spinte e i loro desideri più reconditi. A scuola però la differenza consiste nel fatto che se i ragazzi vengono scoperti, rischiano molto e comunque a seconda del rigore e della disponibilità del docente. Tuttavia la cosa che ci fa riflettere è anche un’altra: che succederebbe se un prof, invece di spiegare, interrogare, correggere compiti, badare alla disciplina, fare insomma il proprio dovere, per il quale è pagato, come lo sono i deputati per fare il loro, si mettesse a smanettare con la tablet o l’Iphone? Oltre alle proteste indignate di tanti genitori, verrebbe a ruota l’ennesima accusa, generalizzata, di fannullonismo, tanto cara però ai deputati fannulloni, e si aprirebbe da subito una ennesima crociata, dimenticando nello stesso tempo di botto che in classe, durante le ore di lezione, distarsi, anche per un secondo, è praticamente impossibile, se non addirittura impensabile per il semplice fatto che un’onda d’urto terrificante sommergerebbe cattedra e insegnante, aula e corridoi.
Mentre però la Casta si difende, gridando all’antipolitica e reagendo quasi sdegnati di fronte agli scatti pubblicati dai media, i prof, quando sbagliano hanno pochi difensori, ma solo accuse.

Pasquale Almirante

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