Fra risorse stanziate nel PNRR e altri fondi europei la scuola pubblica italiana sarà letteralmente inondata di denaro pubblico. Si tratta di 4,9 miliardi messi a disposizione per cablare le aule, formare docenti, portare la banda ultra larga nella scuola, sostenere la digitalizzazione di segreterie e pagamenti legati alle attività scolastiche, innovare gli spazi didattici.
Manca all’appello la stabilizzazione di quei precari che in questi ultimi 10 anni e oltre hanno portato avanti “la baracca” con abnegazione, professionalità e spirito di sacrificio. Mi riferisco innanzitutto alle migliaia di colleghi che dal Sud hanno fatto la valigia per andare a portare la propria professionalità nelle aule delle città del Nord che solo fino a ieri erano disertate dai loro stessi laureati, finché la crisi economica non ha cominciato a mordere ferocemente. E proprio quando sarebbe stato doveroso e lungimirante dare ai precari una risposta che andasse nella direzione di ringraziarli per l’opera compiuta con la doverosa stabilizzazione, valorizzando l’esperienza e non la collezione di titoli vari, si è inaugurata la stagione dei concorsi alla carlona!
Dopo lo straordinario indetto in piena pandemia, dove qualche collega si è o infettato oppure si è ritrovato ad essere a sua insaputa un untore, e migliaia di colleghi che avevano deciso di non parteciparvi per non rischiare la salute, si è dato il via ad una serie di concorsi alquanto discutibili. Dallo Stem 1 allo Stem 2 senza aver terminato il concorso precedente, entrambi a crocette, si è passati all’ordinario con una serie infinita di domande errate e prove da rifare!
In cattedra in questi anni si è ritrovato chi si è affacciato al mondo della scuola solo per un posto di lavoro in piena crisi, senza esperienza. Infine lo straordinario bis che assomiglia sempre più ad un terno al lotto nella scelta della regione giusta.
Intanto le esperienze umane e professionali che hanno selezionato sul campo e negli anni una platea di docenti, che non hanno avuto in 10 anni l’opportunità di abilitarsi, sono state messe in secondo piano e i precari mortificati perché scavalcati anche nelle attribuzioni di supplenze da un Algoritmo ormai dichiaratamente insulso e fallace.
Ma la scuola non è fatta solo di aule multimediali, di computer e connettività, non è fatta solo di cose ma da chi la vive: studenti e lavoratori. Mortificare così i suoi lavoratori non ha aiutato a fermare l’emorragia di chi abbandona la scuola perché non seguito, perché magari prima di avere un docente ha dovuto aspettare dicembre o gennaio per le assegnazioni. Il balletto annuale dei docenti non ha garantito la continuità didattica. E allora di cosa parlano quei politici che in questi anni hanno sbandierato a destra e a manca la loro volontà di dare continuità didattica e invertire la rotta della dispersione scolastica? Dove sono finite le belle parole urlate anche nelle piazze della protesta dei precari? Oggi c’è un governo politico saldamente al comando del paese che ha sempre condiviso l’obiettivo di stabilizzare i precari. È tempo che si passi dalle parole ai fatti. Ci sono le graduatorie GPS da rivedere e da lì assumere rapidamente chi ha anni ed anni di esperienza.
Pasquale Vespa
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