Categorie: Precari

I precari cercano alleati. E smentiscono Gelmini: non ci ha mai ricevuto

Continuano a tenere banco le vicende dei precari della scuola. Mentre a Roma lo sciopero della fame della coppia di supplenti palermitani, che avevano piantato la loro tenda canadese davanti a Montecitorio, si trasforma in presidio – preludio alla mobilitazione, il cui primo atto si svolgerà mercoledì 8 settembre con un sit-in in corrispondenza della riapertura dell’attività parlamentare dopo la pausa estiva -, il ‘Comitato insegnanti precari’, una delle associazioni storiche dei docenti non di ruolo, va al contrattacco del ministro dell’Istruzione smentendo alcune sue affermazioni fatte in settimana nella conferenza di presentazione del nuovo anno scolastico: se Gelmini aveva detto che incontra personalmente i precari della scuola “normalmente” e che interessarsi dei loro problemi “non è un evento”, il Cip ora sottolinea che “nonostante le reiterate richieste del nostro comitato, unica associazione riconosciuta dal Miur, apartitica, laica, libera autonoma e trasversale, nessuna audizione ci è mai stata concessa, neanche per un dialogo costruttivo“. Il comitato sottolinea che quando il ministro dell’Istruzione “dichiara di aver incontrato più volte i precari e di essersi confrontata regolarmente con loro durante il suo mandato di ministro, questo non corrisponde al vero” provando “sconcerto” per questo genere di affermazioni.
Anche il concetto della meritocrazia e della selezione d’accesso non viene accettato: per un Governo che ha fatto “della meritocrazia il suo baluardo – continua l’associazione dei precari – non è tollerabile che sia negata la valorizzazione del lavoro a dei cittadini che sono invecchiati lavorando nella scuola acquisendo giorno per giorno, anno per anno, professionalità e competenza“. Lo storico gruppo di precari solidarizza, quindi, con i colleghi che “rischiano la salute per rivendicare il proprio diritto al lavoro, digiunano per sete di giustizia, per denunciare l’inganno di chi continua ad affermare che nessun licenziamento è stato effettuato, il ministro sostiene che tutto è solo il frutto di una strumentalizzazione di carattere politico“.
Se il ministro sperava che le sue affermazioni potessero smorzare la protesta, deve aver sbagliato qualcosa: venerdì 3 settembre, all’indomani dell’intervento della Gelmini, davanti Montecitorio i precari hanno organizzato un flash-mob, una mobilitazione-lampo, sulla falsa riga della celebre trasmissione televisiva “Pronto Raffella”, il mini-spettacolo “Pronto Maria Stella”. Hanno riempito due bidoni di fagioli, uno per i docenti e uno per il personale Ata, e hanno chiesto ai passanti quanti fossero. “I precari – hanno spiegato – non sono come i fagioli, ma sono tanti quanti i fagioli qui dentro“. Sono stati due bambini a indovinare il numero dei fagioli-docenti e fagioli-personale Ata: rispettivamente 67.000 e 30.000. “Lo sanno i bambini e non lo sa la Gelmini“, ha detto un manifestante.
L’impressione è che sia cambiata la strategia: dopo le proteste individuali, si passa alla fase due. Quella di gruppo. E più è grande meglio è. Anche l’Unicobas ha sottolineato che a questo nuovo corso di mobilitazione dovranno però partecipare non solo i lavoratori precari, “ma anche gli incaricati a tempo indeterminato, gli studenti, i genitori degli alunni, il mondo dell’università e tutti i cittadini: in una sola parola, la società civile“.
Lo sciopero della fame comunque continua a Milano, dove è iniziato il 1° settembre. E a Benevento: nella città campana oggi una delle due precarie che hanno deciso di non alimentarsi si è sentita male. È stata soccorsa e curata. Ma Daniela Basile, del Comitato Insegnanti precari e Ata Sanniti, tra le promotrici della contestazione già nell’estate del 2009, ha detto che lei non se ne andrà. Ed anche a Roma: domenica 5 settembre i precari capitolini hanno annunciato che una docente, Giuliana Lilli, ha iniziato non alimentarsi davanti alla Camera dei Deputanti; prendendo così in mano il “testimone” lasciato da Russo e Altamore.
Chi ha dovuto interrompere forzatamente lo sciopero è stata invece
Maria Carmela Salvo la maestra palermitana precaria che dal 1° settembre ha iniziato a non alimentarsi e a dormire nella propria utilitaria nel centro Maniago, in provincia di Pordenone dopo aver appreso che con ogni probabilità a 55 anni non si vedrà confermata la supplenza: domenica 5 settembre la docente ha avuto un malore, legato alla disidratazione ed è stata portata in ospedale. Dopo alcune ore è uscita: i medici gli hanno consigliato di fermarsi qui e tornare a mangiare. Lei sta valutando il da farsi: di sicuro non si fermerà. Il giorno prima la docente aveva ricevuto la visita e la solidarietà del coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio: perché come tantissimi altri docenti precari – ha detto il leader del sindacato cui è iscritta la maestra – sta affrontando un momento estremamente difficile. Attuando questa drastica forma di protesta, Maria Carmela sta mettendo a dura prova il suo fisico per rivendicare il diritto al lavoro.
La maestra ha raccontato che nei giorni di sciopero della fame ha ricevuto anche altri attestati di solidarietà. Ma anche degli insulti, anche di tipo razzista: alcune persone mi hanno detto ‘terrona, vai a lavorare’’: ha risposto loro che sta se sto protestando è proprio per andare a lavorare“.
Intanto da Napoli giunge notizia di un precario quasi 70enne che il prossimo anno lascerà forzatamente il mondo del lavoro dopo 33 anni di supplenze. In questi anni Ciro Busiello, architetto, ha collezionato cinque abilitazioni, tre per le scuole superiori e due per le medie: disegno tecnico e artistico, disegno tecnico (disegno professionale), disegno e storia dell’arte, disegno e progettazione di architettura per le prime; educazione artistica e tecnica alle medie. Il ruolo viene sfiorato nel 2006, ma in quell’anno Busiello soffia anche la 65esima candelina: viene cancellato delle graduatorie, allora permanenti. Fa ricorso. Lo vince. Ma vi sono ancora problemi perché il sistema elettronico non prevede ‘forzature’. Finirà la carriera con una cattedra composta probabilmente da due o tre spezzoni. Ed una pensione che difficilmente arriverà a 800 euro al mese.
Alessandro Giuliani

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