Questa volta la “battaglia dei numeri” ha risvolti davvero inverosimili: è abbastanza normale che in occasione di uno sciopero gli organizzatori forniscano dati sulle adesioni ben superiori a quelli del Governo, ma non si era mai arrivati ad una forbice così ampia,
I Cobas dichiarano che nelle 30 principali città italiane avrebbe aderito allo sciopero del 23 ottobre non meno del 40% dei lavoratori del comparto scuola, mentre il Ministero della Funzione Pubblica parla di un 2 e mezzo per cento a livello nazionale.
Difficile fornire una spiegazione plausibile per questa differenza così significativa, ma è probabile che i Cobas facciano il calcolo riferendosi alle scuole superiori dove l’adesione ai cortei e alla manifestazioni è stata effettivamente abbastanza ampia, soprattutto da parte degli studenti.
Il dato della Funzione Pubblica dovrebbe peraltro essere tutto sommato attendibile in quanto basato sulla rilevazione telematica che tutte le scuole d’Italia sono tenute ad effettuare già nelle prime ore della giornata.
La protesta del sindacalismo di base e dei movimenti, però, non si conclude qui.
Il CPS (Coordinamento precari scuola) sta già organizzando una manifestazione nazionale per il prossimo 6 novembre, con sit-in davanti alle diverse sedi regionali della Rai (il Coordinamento accusa gli organi di informazione di riservare poco spazio al problema del precariato e vuole cercare di catturare l’attenzione dei media e soprattutto delle reti televisive).
E non basta: lo stesso CPS ha deciso di indire una giornata di mobilitazione nazionale per il 4 dicembre e chiederà a tutti i sindacati di proclamare uno sciopero unitario per quella data, in modo da consentire la partecipazione alla protesta.
Sulla effettiva risposta dei sindacati ci sono però alcuni dubbi: la Cgil – per bocca dello stesso segretario generale Guglielmo Epifani, ha annunciato qualche giorno fa che a dicembre ci sarà uno sciopero generale di tutto il pubblico impiego ed quindi probabile che la Flc “inviti” i precari ad aggregarsi alla protesta, magari offrendo uno “spazio” significativo nel programma della manifestazione nazionale che accompagnerà lo sciopero stesso.
Per ora, comunque, si tratta solo di previsioni, dicembre è ancora lontano e molte cose possono ancora cambiare.
Quello che è certo, invece, è che nei prossimi giorni il decreto 134 sul precariato passerà al Senato che dovrà decidere se accettare le modifiche apportate dalla Camera o se riaprire nuovamente la discussione.