I lettori ci scrivono

I precari della scuola paritaria considerati docenti di serie B

Scrivo in merito alla bozza del Decreto sul nuovo reclutamento e abilitazione del personale docente che da pochi giorni è stato approvato dal Consiglio dei Ministri. Forse è prematura la mia preoccupazione, ma già in passato sono rimasto deluso dal dibattito tra le diverse forze politiche in Parlamento e purtroppo anche dall’esito dei ricorsi che sono rimasti l’ultima speranza a cui aggrapparsi. 

Il Decreto proposto inevitabilmente suscita critiche su diversi fronti da parte del mondo della scuola, di schieramenti politici e sindacali: è evidente che chi al Ministero se ne occupa abbia una scarsa aderenza con la realtà. Immagino e spero che, se il Decreto verrà portato in Parlamento così come è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, qualcuno oserà muovere obiezioni e che queste possano essere recepite senza far necessariamente ricorso a strumenti che inibiscono il dialogo ad esempio facendone una questione di fiducia. 

Sul fronte delle lecite opposizioni al Decreto vorrei che avesse voce anche quella dei docenti delle scuole paritarie e IeFP, impiegati in istituzioni facenti parte del sistema nazionale di istruzione, all’interno di un canale istituito con legge dello Stato e finalizzato all’assolvimento del diritto-dovere allo studio e al rilascio di titoli dallo stesso valore legale di quelli rilasciati dalle istituzioni statali.

Sono un docente che ha maturato anni di servizio all’interno sistema delle IeFP, escluso dai concorsi straordinari perché impiegato in istituzioni non statali, in attesa di un concorso abilitante di cui si son perse tutte le tracce (Decreto 497/2020) e che, se il nuovo Decreto venisse approvato così come proposto dal Consiglio dei Ministri, per il solo motivo di aver svolto servizio di docenza all’interno di istituzioni non statali, non potrebbe partecipare alle nuove procedure concorsuali senza aver prima conseguito 30 CFU di formazione iniziale non necessari ai colleghi che hanno svolto il medesimo mestiere all’interno delle istituzioni statali.

Emerge in maniera chiara che il distinguo che rallenta l’avanzamento ai docenti provenienti dal sistema delle paritarie e IeFP si basi su un principio discriminatorio: non si parte infatti dal presupposto di dar vita ad un percorso per la stabilizzazione dei precari della scuola, ma si presuppone l’inferiore preparazione dei docenti che operano all’interno del sistema paritario e IeFP e che quindi, per poter partecipare ad un concorso per l’insegnamento all’interno della scuola pubblica, nonostante la pregressa esperienza, debbano conseguire una formazione per 30 CFU non necessaria ai colleghi precari dello Stato.

Mi auguro che si voglia sostenere la richiesta di offrire il medesimo trattamento anche ai docenti della scuola paritaria e IeFP, e che decada la clausola presente nel nuovo Decreto sul reclutamento e abilitazione docenti che prevede accesso diretto al concorso solo ai docenti con tre anni di servizio all’interno delle scuole statali.

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