A pochi giorni dalle elezioni politiche anche i lavoratori precari della pubblica amministrazione decidono di farsi sentire scendendo in piazza: per il 4 aprile le “Rappresentanze sindacali di base pubblico impiego” e la “Confederazione unitaria di base” hanno indetto uno sciopero, con una serie di manifestazioni organizzate in diverse città, per protestare alle forme di licenziamento e per la proroga di tutti i contratti precari scaduti o in scadenza.
Secondo i sindacati di basele prospettive lavorative del personale privo di contratto a tempo indeterminato sarebbero notevolmente peggiorate a seguito dell’ultima Finanziaria: a causa dei tagli previsti dal governo uscenti una buona fetta degli attuali lavoratori non fissi rischierebbe infatti fortemente di ritrovarsi priva di occupazione.
“Ancora una volta – fanno sapere i Cub attraverso un comunicato sindacale – si cerca di eliminare il precariato nel modo più semplice: eliminando i precari. A migliaia con contratti a tempo determinato, co.co.co. e interinali è stato già intimato il licenziamento”.
Solo nel comparto scuola pubblica, dove il precariato raggiunge numeri e percentuali altissime rispetto al personale di ruolo, nel 2006 (ultimi dati ufficiali utili) si contavano oltre 200.000 lavoratori precari: più di 2.200 dirigenti scolastici, circa 130.000 tra insegnanti annuali e temporanei, quasi 70.000 nel personale non docente comprendente amministrativi, assistenti tecnici ed ausiliari.
Ma lo sciopero coinvolge tutto il personale precario: Lsu-Lpu, Co.Co.Co., con contratto a progetto, partita iva, interinali (in somministrazione), C.f.l. (contratti formazione lavoro), a tempo determinato, lavoratori precari della scuola, titolari di assegni di ricerca o similari alle dipendenze delle Università o degli Enti pubblici di ricerca, cantieristi, dipendenti di ditte e coop. appaltatrici o gestori dei servizi esternalizzati.
Secondo i sindacati il problema non sarebbe specificatamente nel taglio dei posti di lavoro, ma nel ricambio immotivato di lavoratori precari: “le amministrazioni continuano a licenziare, sostituendo i lavoratori precari con altri precari o avviando ulteriori processi di esternalizzazione dei servizi, creando così aumento dei costi e ulteriori sacche di precariato”.
Con la mobilitazione del 4 aprile i sindacati intendono influire sulle decisioni che nei prossimi mesi i governi locali (con i piani di stabilizzazione) e il futuro nuovo governo (con il Dpcm e con il prossimo Dpef) prenderanno circa il futuro di migliaia di precari del pubblico impiego.
I sindacati chiedono, in particolare,la disapplicazione nei confronti di tutti i lavoratori precari attualmente in servizio delle previsioni contenute nell’articolo3 della legge 24 dicembre 2007, n.244 relative alla riduzione degli incarichi flessibili e ai co.co.co.. Tra le rivendicazioni vi è anche l’attivazione immediata dei tavoli di confronto con le amministrazioni Locali e con il ministero della Funzione Pubblica che coinvolgano i sindacati e affrontino realmente, con soluzioni concrete e per tutti, le tematiche relative alla proroga e stabilizzazione. Chiedono, infine, la reinternalizzazione dei servizi esternalizzati e dei dipendenti delle ditte e società appaltatrici.