L’Anief, il sindacato degli educatori in formazione, non poteva lasciarsi “scappare” l’occasione: troppo eclatanti sono risultati, infatti, i dati contenuti nel ‘Rapporto sui diritti globali 2013’, edito da Ediesse e curato dall’Associazione Società Informazione Onlus, dal quale si ravvisa che a fronte di 3.315.580 lavoratori precari italiani complessivi, oltre 1.110.000 appartengono pubblico impiego. E tra questi quasi la metà, oltre mezzo milione, opera nei comparti della scuola e della sanità.
Il sindacato guidato da Marcello Pacifico, che attraverso principalmente i ricorsi in sede di tribunale si adopera per la stabilizzazione di docenti e Ata, ha immediatamente commentato i numeri sostenendo che è proprio in questi due comparti, appunto scuola e sanità, che si avverte in modo più marcato “la disapplicazione della direttiva 1999/70/CE, recepita in Italia attraverso l’art. 5, comma 4 bis del decreto legislativo 368/01, che indica ai datori di lavoro, quindi anche allo Stato, di stabilizzare i precari di vecchio corso”.
Il sindacato ha ricordato che “la linea di tendenza è stata ribadita di recente dal Governo Monti, il cui Consiglio dei Ministri il 17 maggio scorso ha approvato un decreto ad hoc che proroga al 31 dicembre prossimo i contratti di lavoro subordinato a tempo determinato di circa 100mila dipendenti pubblici, altrimenti in scadenza nel corso dell’estate. Escludendo però proprio i lavoratori dei due ambiti professionali che conterrebbero maggiore precariato”. A ben vedere, il Governo non avrebbe potuto applicare anche al comparto scuola le proroghe cui si riferisce l’Anief: i supplenti dell’istruzione, infatti, operano per anno scolastico e sulla base delle necessità contingenti. “Ma è altrettanto vero – ribatte l’Anief – che non si può continuare ad escluderli da quei progetti che, seppure gradualmente, porteranno alla loro stabilizzazione”. La critica di fondo mossa al Governo, quindi, è più di carattere concettuale che pratico.
Così fa intendere anche Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i per quadri, secondo cui in Italia “ci siamo arrogati il diritto di introdurre delle deroghe nazionali. Ed ora ci ritroviamo con oltre mezzo milione di preziose figure professionali – come gli insegnanti, i medici, gli infermieri, i tecnici e tanti altri specializzati – che anziché essere immessi in ruolo si ritrovano a vivere nell’incertezza”.
Alla luce di questa discriminazione di trattamento, Anief ha avviato da diversi mesi un contenzioso per la loro assunzione: l’obiettivo è vedere la “luce”, attraverso la loro assunzione in ruolo stabilita dal tribunale di giustizia europeo, situato a Lussemburgo, dove dei giudici sovranazionali stanno valutando proprio la compatibilità delle norme derogatorie italiane. Una espressione di cui potranno giovarsi, tra l’altro, non solo i docenti a tempo determinato della scuola e del settore sanitario, ma anche tutti gli altri lavoratori precari del pubblico impiego.
Spetta ora ai giudici stabilire se la linea del sindacato autonomo è corretta.