E per il sociologo del lavoro, Domenico De Masi, di fronte a numeri così esorbitanti di disoccupazione giovanile e alle etichettature troppo semplici e spesso negative, non resta altro che “incazzarsi e reagire”, senza aspettare passivamente le decisioni di una politica troppo distratta.
“A chi bolla i giovani disoccupati come choosy” ci sono due opzioni: “rassegnarsi o incazzarsi e reagire. E le reazioni, come insegna la storia, possono essere pure violente.”
E infatti, sostiene De Masi, mentre questi ragazzi soffrono la mancanza di lavoro, l’attenzione del media è diretta altrove e la politica bivacca, facendo finta di nulla. Ma non è solo della politica la colpa di tanto abbandono e disinteresse. “Dentro pure gli intellettuali, colpevoli di non aver lasciato nulla a queste generazioni. E la scuola. Basti pensare alle castronerie della Gelmini. I giovani d’oggi non hanno modelli, non hanno metodo”.
“I genitori hanno poco di cui lamentarsi. Sono loro ad aver votato quei governi liberisti che ora lasciano accadere vicende come quella di Electrolux. Non possono certo fare le vittime”.
L’affondo più grave che però De Masi spinge è quando afferma: “Se pure questa notte la crisi finisse e lo spread scomparisse, non cambierebbe proprio nulla. Perché a chi sta in parlamento non interessa cambiare nulla. E perché i giovani, che dovrebbero guidare il rinnovamento, non saprebbero da che parte cominciare.
Questi ragazzi non hanno punti di riferimento. Un tempo, se uno era cattolico si poteva sempre ispirare alla Rerum novarum. Se era comunista poteva sempre cercare conforto nel Manifesto. Ora a cosa dovrebbero appigliarsi?”.
“La crisi non si elimina di punto in bianco, ma di certo una drastica riduzione dell’orario di lavoro, per le professioni che lo permettono, faciliterebbe l’ingresso a gran parte di questi ragazzi. Per tutta risposta, invece, l’asticella dell’età pensionabile viene spostata sempre più in alto.”
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