Categorie: Precari

I precari manifestano la loro rabbia: no ai concorsi finchè non verremo tutti assunti

Ci sono due costanti che negli ultimi anni hanno contrassegnato negativamente il mondo della scuola: da una parte i forti tagli alle risorse e agli organici decisi dal Governo per far quadrare i bilanci dello Stato; dall’altra l’irrisolta questione dell’esercito dei precari. Un numero impressionante – tra docenti e Ata sfiorano le 300mila unità, se ci si ferma a quelli inseriti nelle graduatorie degli abilitati e della prima fascia – che nessun governo, per vari motivi, è stato in grado di ridurre in modo radicale.
Il 24 febbraio, come annunciato da tempo, tanti supplenti si sono ritrovati in alcune piazze italiane. Rispondendo in questo modo all’appello del Coordinamento precari della scuola. A Milano, Ravenna, Pisa, Roma, Latina, Napoli, Bari, Foggia e Oristano hanno alzato striscioni e gridato il dissenso per delle istituzioni che, seppure cambiando gli “attori” che le governano, continuano a non prendere decisioni a loro favore. Anzi, spesso, come in uno sfortunato Gioco dell’oca, si rendono artefici di nuovo norme che li ricacciano indietro nei punteggi. E il periodo di grave crisi economica, inutile negarlo, non aiuta di certo.
Nella capitale si è svolta una protesta partecipata e colorata. Sulla scalinata che conduce al Miur hanno steso la scritta “Il precariato ci annulla, il governo ci offende”. Poi hanno appeso sul muro del dicastero dell’Istruzione diverse copertine (riviste e corrette!) dei grandi classici della letteratura: mostrando la loro competenza per la letteratura, unita ad tanto rammarico ed un pizzico di ironia, hanno associato una serie di famosi libri agli attuali ministri della Repubblica. Così Profumo è stato avvicinato a “L’uomo senza qualità”, Passera al celebre “Petrolio” di Pier Paolo Pasolini, mentre “Pianto antico” di Carducci all’annuncio del ministro Fornero in occasione della conferenza di presentazione da parte del governo Monti dell’innalzamento dei requisiti deciso dal governo per andare in pensione.
È lunga la lista di rivendicazioni presentate dal Cps. Su tutte domina il “no al concorso finché tutti i precari non verranno assunti”. Forte è anche l’opposizione “alla chiamata diretta dei presidi e all’aziendalizzazione e alla privatizzazione del sistema d’istruzione statale”. I precari hanno poi chiesto, “ancora una volta, un serio piano di rifinanziamento che restituisca le risorse tagliate dalla finanziaria 133 del 2008”. Oltre che  “l’immediato sblocco del turn over e l’assunzione di tutti i precari, l’utilizzo delle graduatorie come unico sistema di reclutamento, l’annullamento della distinzione tra organico di fatto e di diritto, la restituzione dello scatto stipendiale per i neoassunti e il rinnovo del contratto di lavoro”.
Considerando l’attenzione che il governo Monti è costretto a dare alle spese, sarà davvero improbabile che l’esecutivo possa permettersi di rivedere i tagli introdotti durante la gestione Gelmini. Come è assai difficile che i movimenti di piazza possano avere la loro influenza sulle altre questioni: più o meno, infatti, la loro soppressione o modifica comporterebbe l’esborso di fondi lo Stato in questo momento non appare in grado di sostenere.
Sulle manifestazioni del 24 febbraio non ha detto la sua nessuno dei principali sindacati della scuola. È voluto invece voluto intervenire l’Anief, il sindacato degli educatori in formazione che nelle stesse ore in cui scendevano in piazza i precari ha presentato una serie di proposte emendative al decreto legge sulle semplificazioni e sviluppo. Tra queste c’era anche quella che prevede la stabilizzazione proprio dei precari, attraverso la richiesta applicare pure nella scuola la direttiva comunitaria 1999/70/CE che impone ai datori di lavoro di assumere in ruolo tutti i dipendenti precari con almeno 36 mesi di servizio. Ma anche la cancellazione della legge che esclude tutti i docenti abilitati negli ultimi tre anni dall’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento. E l’abrogazione di quelle norme che alimentano confusione sulla giurisdizione relativa all’assunzione del personale non di ruolo, intervenendo sulla tabella di valutazione dei titoli delle graduatorie ad esaurimento.
Il nostro sindacato – ha detto il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – ha tra i suoi motivi fondanti la tutela dei precari della scuola. Per questo motivo non possiamo che condividere le ragioni che hanno portato oggi tanti lavoratori della scuola a scendere in piazza contro la politica di chi per troppi anni ha abusato della loro professionalità e abnegazione nel formare le nuove generazioni. Senza però mai trovare una soluzione per stabilizzarli. È giunto il momento di dire basta a questa anomalia tutta italiana. Noi ce la stiamo mettendo tutta: speriamo – ha concluso il leader dell’Anief – che altrettanto facciano i parlamentari”.
Alessandro Giuliani

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