“A dir poco inconcepibile. Anche perché, se all’esame di maturità si mantiene la prova di italiano, non so come sia possibile togliere la contestualizzazione storica. Come è possibile: qualsiasi fenomeno letterario infatti risponde alle domande del suo tempo, quindi togliere il riferimento storico è astratto”: così all’Adnkronos Sergio Giorato, vicepreside del liceo scientifico Enrico Fermi di Padova.
“La storia dà allo studente strumenti continui di critica, al di là del vecchio adagio ‘historia magistra vitae’, con il passato si guarda al futuro – sottolinea – ci sono comportamenti del passato che vanno a beneficio del presente”. “Purtroppo la scuola oggi rinnega sempre più le sue origini gentiliane. La riforma Gentile magari era andata troppo oltre con la sottolineatura e l’importanza delle materie letterarie, ma oggi andiamo in senso opposto puntando solo sul fare scientifico, e così facendo la scuola rinuncia a parte del suo ruolo”.
Anche Maria Filippone, dirigente scolastico del liceo classico Antonio Genovesi e dirigente reggente del Liceo ‘Jacopo Sannazaro’ di Napoli sulla stessa lunghezza d’onda: “La sottrazione della traccia di storia dalla prima prova scritta implica inevitabilmente un ridimensionamento del valore educativo della storia, che invece è imprescindibile”.
“Nelle varie riunioni pubbliche svolte nella scuola che dirigo e di cui ho la reggenza ho manifestato la mia opinione, e cioè che mi sembra una deprivazione non solo per quanto riguarda la prova scritta, ma proprio sulla formazione dei ragazzi. Dare peso alla storia è un obiettivo alto che non possiamo dimenticare, la conservazione della tutela della memoria è un obbligo delle società. Togliere il tema di storia è stata una scelta legata probabilmente a un obiettivo di semplificazione della prima prova scritta, ma che io non condivido”.
E così pure, si legge su Adnkronos, Tina Gesmundo, dirigente scolastico del liceo scientifico-classico Salvemini di Bari, per la quale, “l’eliminazione della traccia di storia fa parte di un grande disegno che va a picconare i fondamentali della nostra cultura umanistica o filosofica e che riguarda non solo la storia ma anche la storia dell’arte. Purtroppo non è una novità”. “Sono desolata e un po’ basita – aggiunge – rispetto a questo atteggiamento verso la conoscenza storica. Io, come tutti quelli che ragionano in termini di cultura in senso globale. E’ una deriva alla quale la scuola può mettere riparo”, precisa la preside. “Anche se è stata eliminata dalle prove, gli studenti la devono studiare per forza perché, insomma, cittadinanza e Costituzione e anche buona parte della preparazione globale, ad esempio letteraria, passano attraverso la storia”.
“L’importanza di affrontare un argomento storico è indubbia, che sia inserito in una traccia specifica o spalmato su più tracce basta che se ne parli e che la riflessione su argomenti storici abbia uno spazio critico importante, perché indubbiamente per un liceo la formazione storica ha un grosso peso” dice all’Adnkronos Mariaurelia Viotti, preside del liceo classico Andrea D’Oria di Genova. Come già chiarito dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti non si tratterà di una cancellazione ma il cambiamento rientra nel tentativo di proporre la materia in modo trasversale, non più in un solo tipo di prova ma in più tracce. “Io dirigo un liceo classico – commenta Viotti – e credo nel valore della formazione classica, non posso che essere a favore dell’ampio spazio dato a materie come la storia, che sviluppano un senso critico ed esulano da tecnicismi inducendo ad una riflessione di ampio respiro”.
E per Gianni Oliva, storico e preside del liceo scientifico Majorana di Moncalieri, “il problema – spiega all’Adnkronos – non è che è stata tolta la traccia di storia ma che nella scuola non si fa storia contemporanea. Il paradosso del tema di storia, quindi, è che è sempre stato su argomenti di storia contemporanea che gli studenti non fanno perché al massimo durante l’anno arrivano a studiare la seconda guerra mondiale”. “Finché si ha un programma dove si studia la storia antica e non quella contemporanea, le tracce di storia non servono perché i ragazzi non sono in grado di farle – prosegue – e insistere perché rimanga una traccia di storia che nessuno fa non è il tema. Dunque – suggerisce Oliva – o si aumentano le ore di storia, ma non mi pare una proposta all’orizzonte, o bisogna avere il coraggio di cambiare i programmi: la storia si studia dalla rivoluzione francese in poi e tutto quello che viene prima solo attraverso grandi sintesi. In questo modo gli studenti saprebbero cosa è capitato negli ultimi cinquant’anni. Certo bisogna decidere cosa è più importante e secondo me è più importante la storia recente perché ti dà la consapevolezza come cittadino”.
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