Eccessiva burocratizzazione: della chiamata diretta fatta d’estate a fare i reggenti su più istituti, dagli strumenti inadeguati a svolgere le proprie funzioni agli stipendi di 2.300-2.500 euro. E sarebbero anche pronti a bloccare gli istituti.
A lanciare la battaglia, scrive Il Fatto Quotidiano, è l’associazione nazionale presidi che ha proclamato lo stato di agitazione in tutt’Italia. “Abbiamo fatto più di novanta assemblee in tutt’Italia a cui hanno partecipato più di 2.500 colleghi. Riceviamo parecchie adesioni e la protesta sarà massiccia”.
I presidi sono pronti a lanciare fromboli contro la valutazione che li riguarda rimandando al mittente la compilazione del portfolio, e si rifiuteranno, in estate, di stare in ufficio per adempiere alla funzione della chiamata diretta e non accetteranno più alcuna reggenza.
Ma c’è pure in cantiere il rifiuto o le dimissioni da incarichi non obbligatori affidati dall’amministrazione senza alcuna retribuzione. Infine, non forniranno al Miur alcun dato già in possesso ponendo un freno alle richieste immotivate di monitoraggio e di rivelazione.
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“Ora basta con queste molestie burocratiche! Le incombenze che ci sono affidate oltre ad essere sproporzionate rispetto al nostro ruolo spesso ci costringono – racconta Anp- a fornire numeri al ministero che sono già in loro possesso”.
“Noi non siamo mai stati contrari in maniera ideologica ma non vogliamo questo tipo di valutazione. Quali sono i parametri che vengono considerati? Il numero di alunni promossi? Non possono certo essere questi i criteri”.
“Da oggi comincia una stagione nuova. La misura è colma e il nostro senso di responsabilità, di cui a lungo si è abusato, non è più sufficiente ad arginare la collera”, conclude il primo sindacato dei ds italiani.