I prof italiani chiedono di formarsi di più e a scuola
Sembra un paradosso, ma anche se il 90% degli insegnanti italiani partecipa attivamente ad iniziative di formazione professionale sul luogo di lavoro oltre la metà (il 56,4%) vorrebbe svolgere attività formative ulteriori. Sono dati in parte sorprendenti quelli contenuti nella relazione sullo “Sviluppo professionale degli insegnanti: l’Europa a confronto con il resto del mondo”, presentata il 24 novembre dall’Ocse e dalla Commissione europea a seguito di uno studio comparativo che ha coinvolto 23 Paesi collocati in Europa e nel resto del mondo: Australia, Austria, Belgio (comunità fiamminga), Brasile, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Corea, Lituania, Malesia, Malta, Messico, Norvegia, Polonia, Portogallo, Repubblica slovacca, Slovenia, Spagna e Turchia.
Dallo studio, realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Twente, nei Paesi Bassi, sotto la supervisione del professor Jaap Scheerens, che è anche il primo a livello internazionale a dedicarsi al contesto di apprendimento e alle condizioni di lavoro degli insegnanti nelle scuole, è emerso che negli ultimi 18 mesi solo il 15,4% degli insegnanti italiani non ha partecipato ad attività di formazione. Il resto avrebbe preso parte ad attività strutturate di aggiornamento, legate in particolare “ai processi di riforma”. Rimane un po’ curioso anche il fatto che la necessità di formazione presentata dalla maggior dei docenti italiani è la stessa evidenziata del resto del mondo (54,8%), mentre in Europa sembrerebbe avvertita un po’ meno (49,2%).
Un dato altrettanto interessante è quello che accosterebbe la voglia di aggiornamento professionale ad un ambiente scolastico ottimale: un buon rapporto con gli studenti, con i colleghi e con il dirigente scolastica sembrerebbe favorire lo sviluppo di “organizzazioni che apprendono“, incoraggiando la formazione continua e quindi la qualità degli insegnanti.
Gli insegnanti hanno anche però ammesso che “la coincidenza con l’orario di lavoro“ è un ostacolo importante alla partecipazione ad attività di sviluppo professionale: da ciò emerge che sarebbe opportuno introdurre politiche per integrare lo sviluppo professionale degli insegnanti in modo più efficace nell’insieme della loro attività lavorativa e del funzionamento delle scuole.
Per la realizzazione dell’indagine sono state scelte, senza criteri particolari, circa 200 istituti scolastici a Paese: sempre casualmente è stato chiesto a 20 docenti in servizio presso ogni scuola, e se disponibile anche al dirigente, di compilato un questionario.