Secondo un sondaggio di qualche anno fa, è venuto fuori che i prof si lamentano in classe della loro condizione: bassi stipendi e bassa considerazione sociale, ma poi, quando è il momento di dimostrarlo coi fatti, scioperando per esempio, si ritirano in buon ordine.
“Si lamentano e si lamentano, ma alla fine sono quelli che se la passano meglio: fanno cinque giorni a settimana (giorno libero e domenica), per 18 ore ore, prendono uno stipendio di circa 2000 euro al mese (più di un operaio che si spezza la schiena sotto il sole e la pioggia), hanno tre mesi di vacanze (!!!) e per di più possono farsi pagare per dare delle lezioni private dalle quali ricavano altro denaro… e per di più ancora la maggior parte di loro parla una lingua che assomiglia vagamente all’italiano trecentesco”.
E a suffragio di tanta filippica, invece di protestare, veniva sottolineato, si limitano a compiangersi davanti agli studenti che a loro volta li assecondano, sembrando imperdibile questo scorrere delle ore in classe intorno ad argomenti che a loro non interessano, mentre i docenti non spiegano, né interrogano, né correggono gli elaborati, compresi i compiti a casa.
Il sondaggio del tempo riferiva pure che nella maggior parte delle scuole non c’è stata variazioni nella didattica, mentre la scarsa partecipazione degli insegnanti agli scioperi, indica una loro evidente soddisfazione sia delle condizioni economiche e sia della parte normativa che li riguarda.
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