«Gli infermieri del Centro-Sud si sono messi in fila per venire a far volontariamente il loro dovere al Nord sotto attacco ma molti insegnanti si rifiutano di spostarsi 20 km per garantire gli esami di maturità e l’unica fila che pensano di fare è quella per prendere il treno delle vacanze». È forse la più gentile tra le tante frasi offensive ringhiate contro i docenti il 2 giugno scorso (Festa della Repubblica) sulla prima pagina de “Il Giornale” (della famiglia Berlusconi) dal Direttore, Alessandro Sallusti. «I furbetti in cattedra meritano la bocciatura», strilla il titolo dell’articolo di fondo; “La pagina più squallida”, sentenzia l’occhiello.
Ma il capolavoro è il titolo a tutta pagina: occhiello “Che vergogna”; titolo cubitale «I PROF NON SONO EROI»; sommario «Per paura o pigrizia rischiano di far saltare gli esami di maturità. Non hanno imparato la lezione degli infermieri». Sarcasmo velenoso: gli insegnanti non imparano la lezione.
“Insegnanti, vil razza dannata”?
Tuttavia il meglio sta proprio nel fondo, a firma Sallusti: «Di fronte all’emergenza, e chiamati per affrontarla, nessuna categoria si è tirata indietro nonostante il rischio. (…) E invece purtroppo ci ritroviamo con una categoria di insegnanti non tutti ma pur sempre troppi che si attacca ai diritti più cavillosi compreso quello di non dover avere nessun dovere, né professionale né etico; che rivendica chissà quali garanzie, che nella sostanza non ha voglia di lavorare neppure in emergenza pur sapendo di avere lo stipendio assicurato (o forse proprio perché sa di averlo); che ha il coraggio, in una situazione così difficile, di arrivare a dichiarare sciopero. (…) C’è chi fugge per paura del virus e chi è già scappato in vacanza e non ha alcuna intenzione di interrompere il buen retiro. (…) Mi sarei augurato che l’Italia avesse anche una compatta classe di professori eroi, disposti cioè a qualunque costo e in qualunque situazione, anche la più disagiata e rischiosa, ad essere esempio ai loro studenti e riscattare con dignità e altruismo una stagione di studio compromessa dal virus, perché l’emergenza educativa non è inferiore a quella sanitaria (…)».
E invece un po’ eroi lo sono
Insomma, tutto il repertorio consueto delle crociate cui gli insegnanti sono avvezzi dagli anni ‘80, quando partì l’offensiva: contro la Scuola Pubblica per irreggimentarla; contro i docenti per impiegatizzarli, asservendoli a logiche da scuola privata. Nessun cenno allo sforzo straordinario messo in campo da tutti i docenti della Penisola (compresi i tantissimi precari) per garantire la “DaD” (“Didattica a Distanza”) coi propri mezzi, a proprie spese, ben oltre il proprio orario di lavoro (il quale — con buona pace dell’eroico Sallusti — è ancora garantito da un Contratto Nazionale: pensate un po’ quanto sono privilegiati i docenti!).
I docenti sono ancora liberi di pensare: questo è il problema?
Chi è senza peccato scagli la prima pietra, disse Qualcuno. Giustamente dunque un Eroe come il Nostro lapida gli insegnanti, arruolandosi nell’immensa schiera di quanti, facendolo, ubbidiscono ai numerosi e potenti stakeholder che hanno messo gli occhi sulla Scuola. I quali vedono come fumo negli occhi la Scuola Pubblica e la libertà didattica garantita ai docenti dalla Costituzione antifascista. Perché “libertà didattica” significa che i docenti sono liberi di decidere — in scienza e coscienza — contenuti, metodi e mezzi del proprio insegnamento: non come nei regimi totalitari (di destra e di sinistra), dove a decidere tutto ciò è il Potere — quello politico o quello finanziario-tecnocratico-industriale — interessato a orientare gli studenti e a lavar loro i cervelli in base all’ideologia che gli fa comodo (quella delle multinazionali o quella del Partito unico, poco importa).
Sono forse eroi i denigratori seriali a pagamento?
Ma ammettiamo pure che i docenti non siano eroi. Sono forse eroi quei giornalisti che — dimentichi della nobiltà della propria professione, finalizzata a ridestare le coscienze, e non a manipolarle — si mettono al servizio di chi conta per scrivere ciò che fa piacere a chi conta? No, neanche loro sono eroi. Tutt’altro. Certamente Sallusti concorda con noi su questo. Ed egli sicuramente non è tra costoro. Ma allora perché tradisce se stesso? Perché impugna il manganello e picchia nel mucchio botte da orbi, senza fare distinzioni, senza nemmeno ricordare gli insegnanti tonfati da alunni e genitori, gli stipendi miserrimi e offensivi, il lavoro sommerso fino a notte fonda, la passione che i docenti mettono nel proprio lavoro nonostante tutto ciò?
E poi non era un virus pericolosissimo?
E poi perché, dopo cinque mesi (cinque mesi!) di campagna mediatica terrificante sul virus — finalizzata esplicitamente a terrorizzare i cittadini e a convincerli a barricarsi in casa — i docenti dovrebbero fare gli eroi? Forse Sallusti è negazionista circa i rischi della COVID-19? Forse ignora che in prima linea contro le malattie ci vanno medici e infermieri perché è il loro mestiere (così come in guerra, per identico motivo, vanno i soldati)? Forse ignora che i docenti non sono soldati né medici? Che senso ha dedicare la prima pagina a un simile attacco? Sono forse i docenti il problema del nostro Paese? O non lo è semmai l’astio e il livore che gente come l’ottimo Sallusti ama scatenare, e i cui bei risultati i docenti stessi respirano da decenni nelle aule scolastiche tramutate in torridi pollai?