I prof più vecchi del mondo rimangono quelli italiani

I primi dati sui pensionamenti, resi noti dal Miur, declamano che c’è una sensibile flessione, cosicchè quest’anno sono previsti 13mila pensionamenti di maestri e prof e 3mila di personale Ata: 6mila in meno rispetto all’anno scorso per i docenti e 2mila per gli Ata; in percentuale la diminuzione è stata del 31,6 per cento per i docenti e del 40 per cento per il resto del personale.

Per lasciare la cattedra, ricorda Repubblica, da quest’anno occorreva un’età “minima” di 66 anni e 7 mesi al 31 dicembre 2016 e almeno 20 anni di contribuzione, mentre per la pensione “anticipata” erano necessari fine 2016 almeno 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (un anno in meno per le donne).

 

LA TECNICA DELLA SCUOLA E’ SOGGETTO ACCREDITATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA E ORGANIZZA CORSI IN CUI È POSSIBILE SPENDERE IL BONUS.

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Tuttavia comunque si giri la frittata siamo la Nazione, dati Ocse alla mano, con i docenti più vecchi al mondo e non solo d’Europa; e ciò la dice lunga sull’effettivo interesse che lo stato, e quindi tutti i governi che si sono succeduti, hanno nei confronti della scuola che esige personale giovane, aggiornato e soprattutto vicino, anche in termini di età, ai ragazzi. Perché nessuno può pensare che oltre i sessant’anni sia agevole entrare in una classe con trenta alunni, tutti pronti al blitz per ottenere il massino con poco sforzo e fare un boccone del docente, sia essa la scuola migliore del mondo e sia quella delle periferie e delle frontiere più lontane. Uguale, e forse più delicato, discorso per i maestri in una classe con trenta bambini. E sul versante della quiescenza, per chi ha a che fare con ragazzi, i governi della nazione dovrebbero fare più mente locale, non guardando la borsa ma il più importante traguardo del futuro dell’istruzione    

Pasquale Almirante

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