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I proventi dei giochi pubblici in soccorso della scuola? Una scelta necessaria, ma diseducativa

Sui giochi pubblici si starebbe creando una concezione distorta: soprattutto dopo che negli ultimi giorni il governo attraverso il decreto legge “semplificazioni” ha tentato di assumere 10mila precari, da collocare nell’area del sostegno agli alunni con “bisogni educativi speciali” frequentanti la scuola primaria e secondaria di primo grado, con i proventi derivanti da nuove entrate dai giochi di Stato “in misura non inferiore a 250 milioni di euro annui a decorrere dal 2012”. L’emendamento, che prevedeva anche il sostegno economico derivante dall’aumento delle aliquote sulla birra, dai prodotti alcolici intermedi e dall’alcol etilico, è poi caduto. Ma comunque ne è rimasto un altro, più generico, che apre alla possibilità di assicurare nuove risorse, da destinare all’attuazione dell’autonomia scolastica, sempre attraverso i proventi dei giochi pubblici.
Secondo Luca Borgomeo, del ‘Consiglio nazionale degli utenti’, certe norme dovrebbero essere meglio comunicate. Se non altro, perché rischiano di incentivare dei modelli di vita (il gioco, che spesso diventa d’azzardo) da cui le nuove generazioni dovrebbero invece prendere le distanze. Per il rappresentante del Cnu sarebbe il caso, quindi, di avviare delle iniziative in queste direzione. Specifiche per tutelare maggiormente i minori.
Come quella di limitare la pubblicità televisiva sui giochi nella fascia oraria tra le ore 20 e le ore 22, ovvero nelle fasce orarie a protezione rafforzata od a protezione specifica. L’idea è stata già sottoscritta attraverso una proposta contenuta in un disegno di legge che lo stesso Consiglio nazionale degli utenti ha presentato all’autorità per la garanzia della comunicazioni (Agcom).
“Il momento è favorevole – ha spiegato Borgomeo – , perché gli ambienti politici, la stampa e molti esponenti religiosi sembrano particolarmente attenti alla questione. Secondo le statistiche sono 500 mila i minorenni che giocano, negli ultimi esempi si è verificata una impennata anche grazie alla situazione economica. Il ruolo della Tv è fondamentale, incita i più deboli a giocare invece di avvertire che il gioco provoca dipendenza e nuoce alla dignità del Paese, basti pensare a quante volte lo Stato viene definito biscazziere”. Borgomeo ha aggiunta che “questa proposta intende avviare una inversione di tendenza se non proprio innescare un circolo vizioso”. Per poi sottolineare come l’emendamento del decreto ‘semplificazioni’ incentivasse i cittadini a promuovere valori opposti. Borgomeo ha spiegato che “ultimamente nell’opinione pubblica si è associata all’assunzione di 10 mila precari della scuola l’incentivazione al gioco d’azzardo”. Un messaggio in effetti diseducativo che in un periodo di crisi economica, come quello che stiamo vivendo, è evidentemente sfuggito al legislatore.
Alessandro Giuliani

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