Un progetto di legge statale di iniziativa regionale, per “rinsaldare quel desiderio di appartenenza al gruppo che in molti ricordano conseguente al periodo vissuto con i commilitoni durante la leva” si legge nel testo presentato, che prevede la possibilità di scegliere per i giovani dai 18 ai 28 anni, se trascorrere il periodo di servizio militare, che può essere anche dilazionato, nel settore della Protezione Civile o in quello della Difesa.
Il servizio civile o militare sarà svolto nel territorio della propria regione, così da dare forza al territorio di appartenenza attraverso la messa a disposizione di energie umane, che a quel territorio già appartengono e, relativamente al servizio di protezione civile, la formazione sarà programmata secondo modalità stabilite con deliberazione dalla Giunta regionale.
Valorizzare le proprie radici geografiche
“Valorizzare le proprie radici geografiche – spiega l’assessore alla protezione civile – significa anche dedicare un periodo della propria vita al territorio di appartenenza durante il quale svolgere forme di servizio civili o militari. In tal senso da sempre forte è l’esempio dei tantissimi Veneti che, tramite il loro volontariato, sono animati da spirito di solidarietà e legame al territorio e sono splendida dimostrazione di come si possa mettere a disposizione del prossimo il proprio tempo. Uno spirito incarnato magnificamente da gruppi come gli alpini, campioni da solidarietà e spesso primi soccorritori fin da quando nelle calamità naturali interveniva l’esercito, come successe nel disastro del Vajont. Oggi, per tali scopi e dando continuità a quello spirito, esiste la protezione civile: creare perciò un servizio civile in questo ambito consentirebbe certamente di avere un esercito di persone già addestrate e sempre pronte a intervenire”.
“Attualmente accade spesso che scelte di ferma militare o civile volontaria, conseguenti all’abolizione della leva obbligatoria, rispondano a ragioni che poco hanno a che fare con la solidarietà o l’appartenenza al territorio, ma siano collegabili o interpretabili, senza nulla togliere peraltro all’ottimo servizio che viene prestato, come opportunità di impiego per chi non trova differentemente occupazione. Con questa proposta di legge – conclude l’assessore – abbiamo perciò voluto proporre di ripristinare un periodo di ferma obbligatoria, quantificato in otto mesi, con l’obiettivo di costruire una cultura della solidarietà e per rispondere altresì ad alcuni bisogni primari del proprio territorio, soprattutto in situazioni in cui dovessero manifestarsi necessità particolari, dando modo a tutti di rendersi utili alla società nell’ambito per il quale ognuno si può sentire più portato: la difesa civile o quella militare”.
Movimento Cinque Stelle possibilista e Salvini…
Un’iniziativa che sembra avere anche il consenso del Movimento Cinque Stelle: “Il servizio militare può essere utile per far maturare i ragazzi, che al giorno d’oggi ne hanno bisogno”, afferma una consigliera regionale pentastellata.
Anche Matteo Salvini, leader della Lega, a febbraio scorso, si è mostrato possibilista sull’idea: “Meglio il ritorno del servizio di leva che legalizzare le droghe. Un obbligo di 6-8 mesi, ragazzi e ragazze potranno scegliere se farlo civile o militare. Meglio militare, educa all’uso delle armi, evitando disastri come quello di Macerata”.
La proposta di legge, però, ha un ostacolo
Non sarebbe conciliabile tale proposta di legge con il fatto che la Regione non ha ancora adottato una propria rinnovata legge di riforma della Protezione civile alla luce dell’approvazione, all’inizio del 2018, della nuova legge quadro nazionale sulla Protezione civile stessa. Servirebbero, dunque, ulteriori mesi.
Servizio di leva abolito nel 2004
Ricordiamo che il servizio di leva è stato sospeso nel 2000 da Sergio Mattarella, allora ministro della Difesa, e abolito ufficialmente nel 2004 con la legge Martino.